Ancora zombi, poiché sembra che il pubblico non ne sia mai sazio, così come queste creature marce non lo sono mai della carne dei vivi. Questa volta sono decine di migliaia, masse purulente che sciamano per Los Perdidos, l’immaginaria città californiana dove si svolge Dead Rising 3, gioco di lancio per XBox One, il videogame più interessante e divertente di una nuova generazione di console per cui latitano grandi titoli.

Non si erano mai visti così tanti morti viventi in un videogioco, cadaveri ambulanti che affollano le strade disastrate e che non sembrano tutti cloni di una decina di modelli, perché un programma di generazione casuale garantisce la differenza tra i mostri non-morti con un senso di realismo impressionante. La sovrabbondanza di zombi toglie il respiro e inquieta, almeno all’inizio del gioco, poi realizziamo che non sono altro che carne da macello per guadagnare punti preziosi e alla fine se ne massacrano quantità iperboliche.

Opera estrema e dichiaratamente di serie B, Dead Rising 3 è un riuscito omaggio al gore e allo splatter più esagerato ma non si arresta sulla superficie scivolosa di sangue a litri e budella a metri perché sottointende riflessioni etiche e politiche, cantando come una sboccata canzone punk orrori peggiori di quelli dei morti che tornano in vita: mercenari che eliminano civili, multinazionali che speculano sulla tragedia, eserciti che godono assetati di morte nel caos dell’emergenza.

Si controlla Nick Ramos, meccanico geniale in grado di assemblare gli oggetti più disparati per creare micidiali meccanismi ammazza-zombi con effetto esilarante per chi si fa la largo tre le orde biascicanti: grandi martelli muniti di sega circolare, rastrelli le cui lame sono lunghe spade da samurai, gigantesche asce collegate ad una console per videogiochi che commentano le uccisioni, motoseghe multiple, fucili spara machete, giocattoli esplosivi. Ci sono decine di combinazioni possibili e ognuna possiede un’animazione distruttiva diversa: eccessivo ma indubbiamente spassoso.

Abbiamo a disposizione una settimana per riuscire a fuggire da Los Perdidos, prima che la città venga nuclearizzata, e nel frattempo si prosegue con un intreccio a tratti davvero godibile nella sua apocalittica irriverenza e ironica crudezza. Ci sono molte missioni secondarie ma solo qualcuna risulta divertente e giustifica le fatiche per portarla a compimento, come quella in cui si va a recuperare da un becero criminale il ricordo di una bambina scomparsa sottratto al padre disperato.

Gli zombi di Dead Rising 3 possono essere temibili se ci sorprendono senza armi ma i veri nemici sono i vari psicopatici disseminati nel gioco, uomini e donne orrendi e malvagi al cui confronto i “poveri” morti viventi non sono che cuccioli rabbiosi di bassotto. Gli psicopatici sono pittoreschi quanto ributtanti, come la signora obesa che si chiude in un fast-food negando il cibo agli altri sopravvissuti e ingozzandosi in maniera compulsiva. La donna, che sembra Jabba The Hutt con la parrucca, viaggia su una sedia a rotelle armata e ci vomita addosso ogni porcheria. Poi c’è un medico che approfitta della pandemia per sottrarre organi ai pochi cittadini rimasti in un ospedale dell’orrore, una meschina soldatessa narcisista che uccide per puro sadismo, motociclisti infoiati di morte, una culturista impazzita e maniaca, un appassionato di videogiochi che non realizza quello che sta succedendo all’esterno della sua fetida stanza da gioco.

Uno dei difetti -o pregi per i fanatici hardcore di questa serie Capcom- è sempre stato quello dello scorrere del tempo, poichè ogni missione era a cronometro favorendo così una giocabilità ansiogena e troppo frenetica; inoltre si era spesso costretti a ricominciare il gioco da capo. In Dead Rising 3 c’è invece una comoda Modalità Avventura che consente di esplorare con calma per godere di tutte le strambe invenzioni degli sviluppatori, tra cui vanno segnalati i veicoli con cui percorrere lunghe distanze. Anche i mezzi di trasporto si possono assemblare, creando bizzare e letali macchine da strage di masse non morte. Per chi vuole ancora tremare mentre il tempo gli morde le caviglie c’è sempre la Modalità Incubo.

Farraginoso, qualche volta insopportabile, ma opera d’arte del disgusto e dell’eccesso, Dead Rising 3 ribadisce il ruolo dello zombi come vittima ideale nei videogiochi, contribuendo tuttavia ad un calo notevole del loro tasso di spavento. Ma non importa, nell’era dello pseudo-horror blockbuster, popolato da zombi fighetti in calore e da depressi ma sensibili vampiri emo, l’oscena grandeur granguignolesca e metallara di quest’opera, che non esclude ingenue ma sensate riflessioni sul dissenso e sulla dittatura occulta, è una cosa rara e da amare.