Il professore sarà di nuovo in campo con una lista civica o no? Opterà per agguantare il quarto mandato o punterà a ruoli istituzionali di maggior prestigio, magari alla Corte costituzionale grazie ai suoi ottimi rapporti con il capo dello Stato? Ancora una volta ruota attorno all’highlander Leoluca Orlando il puzzle che il centrosinistra fatica a comporre quando mancano poco più di quattro mesi alle amministrative. Sull’altro fronte, quello del centrodestra, non stanno meglio. Anche qui le trattative sono in corso e il borsino dà in calo l’appoggio all’ex Pd Fabrizio Ferrandelli, in corsa solitaria da almeno un anno sul quale aveva fatto il suo endorsement Gianfranco Micciché (Forza Italia), e in salita il gradimento verso l’avvocato Francesco Greco, presidente dell’ordine forense di Palermo. Ma prima serve mettere d’accordo tutti, soprattutto gli ex cuffariani, una truppa abbastanza folta nel capoluogo siciliano.

L’annuncio di quello che vuol far da grande (!), Orlando lo farà probabilmente a fine mese. Il sindaco s’è preso un po’ di tempo per riflettere. Non è più un giovanotto, come negli anni Ottanta e Novanta quando battagliava con la Rete e Idv, l’età anagrafica e gli acciacchi ci sono. Quest’anno compirà 70 anni. Eppure il suo sembra l’unico nome spendibile in una città dai mille e irrisolti problemi – dall’acqua ai rifiuti ai trasporti – e che il professore con non poche difficoltà ha provato a tirar fuori dalla palude dove l’aveva cacciata il suo predecessore, Diego Cammarata. Non è una scelta semplice la sua, condizionata anche dalla caduta di share degli ultimi mesi al cospetto di decisione contrastate come la Ztl o i lavori per l’anello ferroviario che stanno mettendo in ginocchio soprattutto i commercianti.

Aldilà delle vicende personali, il sindaco arriva al capolinea della sua consiliatura con un sistema politico a pezzi. Il suo rapporto con i renziani che hanno in mano la segreteria del Pd è pessimo. I dem sono all’opposizione ma in politica, ovviamente, tutto è possibile. Anche perché la ‘minoranza’ pesa eccome, col suo 45%. Nel partito la discussione s’è aperta subito dopo il fallimento del referendum costituzionale. I renziani stanno lavorando per trovare un nome che riesca a compattare le correnti, l’ultima voce è quella che porta al noto penalista Nino Caleca, in passato esponente di spicco del Pci e con una esperienza nel governo di Rosario Crocetta con la delega all’Agricoltura, col quale non sono rimasti per nulla in buoni rapporti. Caleca potrebbe fare da trait d’union è il ragionamento che stanno facendo i ‘renziani’, nome sottoposto informalmente alle altre anime del partito. Non è però il solo che circola: si parla anche di Rosy Pennino, la ‘pasionaria’ dem impegnata nel sociale, e di Simona Vicari (Ncd), appena riconfermata sottosegretario alle Infrastrutture dal premier Gentiloni. Qualunque sarà il nome servirà l’ok dagli altri partiti della coalizione: Ncd, Centristi per la Sicilia ex Udc, Sicilia Futura dell’ex ministro Totò Cardinale. C’è da fare i conti d’altronde con la nuova legge elettorale, approvata qualche mese fa dall’Assemblea siciliana: al primo turno sarà sufficiente il 40% dei voti per vincere senza passare dal ballottaggio e fondamentale sarà avere più liste a sostegno, grazie all’effetto trascinamento.

Trovare la sintesi non è affatto scontato. Anzi. La corrente ‘Speranza’ è pronta a sostenere Orlando se si dovesse ricandidare, ipotesi sulla quale convergerebbe AreaDem di Giuseppe Lupo, che un anno fa aveva provato a convincere il professore a entrare le Pd, e sulla quale in questo momento non fanno barricate neppure bersaniani, cuperliani e giovani turchi. A uscirne ‘sconfitti’ in questo scenario sarebbero i renziani. Venerdì si riunirà la direzione provinciale del Pd, il segretario Miceli annuncia novità e indica perfino una data: entro il 15 gennaio il partito avrà il suo candidato. «Sarà una riunione ad alta tensione», avverte un esponente della minoranza a riprova che il lavoro da fare è tanto.

Nel centrodestra il profilo dell’avvocato Greco piace a molti, ma il problema ora è cercare di rimettere insieme i cocci della coalizione. E soprattutto mettere d’accordo tutti i big. Micciché pare abbia abbandonato l’idea di sostenere Ferrandelli, che prosegue la sua campagna elettorale perdendo pezzi per strada. Una parte degli ex cuffariani che lo sostengono non è più convinta di puntare sull’ex deputato regionale e sta aspettando di capire le mosse di Saverio Romano che gli amici vorrebbero scendesse in campo. In calo sembrano le ambizioni del parlamentare Francesco Scoma (Fi) che comunque continua ancora a crederci e che sta lavorando sottotraccia per smarcarsi da Micciché.