Appena ha sentito la proposta di allargare la maggioranza a Salvini, suo «grande nemico politico», al professore sono saltati i nervi: «Questo è troppo, basta». Via i renziani dalla giunta. In poche ore, Leoluca Orlando ha deciso di farla finita, pur sapendo di rischiare molto.

Dopo mesi di sgambetti, imboscate e le accuse di fare il sindaco in solitario senza coinvolgere la coalizione nelle scelte, ha rotto gli indugi. «State con me o rimanete con Italia viva?», la domanda ai due assessori Toni Costumati e Leopoldo Piampiano. I due si sono dimessi. E così, Iv passa all’opposizione. In Consiglio, il sindaco sa di non avere più una maggioranza. Al voto manca un anno, il quadro politico però è in evoluzione. Dal M5s nessun commento alla crisi, mentre dal centrodestra partono richieste di dimissioni e minacce di sfiducia. Lui guarda già oltre. «Il Pd deve e può diventare il partito di riferimento per la difesa dei diritti – dice Orlando – Per il dopo-Draghi serve creare un campo largo per avere il massimo consenso: Pd, la sinistra, i movimenti civici, e il M5s se ci sta. Al tempo stesso bisogna fare appello agli elettori che non possono appiattirsi sulle posizioni di Salvini».

Il messaggio alla città, agli alleati e agli avversari è chiaro. «Chiedendomi di allargare a Salvini, Iv ha buttato giù la maschera. E’ stata una proposta per me offensiva e provocatoria», sbotta. «Ora vado avanti assumendomi le responsabilità, se devo cadere lo farò in piedi, non certamente per fare compromessi», attacca. «Iv ha fallito ogni operazione, sono nervosi e non potevo permettere di fare pagare questo prezzo alla mia città», è la sintesi della sua contromossa. E in una sorta di «operazione verità», come la definisce, Orlando spiega perché ha scelto di rompere con Renzi. «Dopo una settimana di nervosismo, di delibere dell’amministrazione non trattate o bocciate con i voti di Iv – osserva – si era creata una crisi amministrativa che non consentiva più indugi. È chiaro che si voleva azzoppare il cambiamento, che io portato avanti dal 2012 e che è sotto gli occhi di tutti nonostante la grave crisi dovuta alla pandemia». Il sindaco parla di «comportamenti irresponsabili con un grave danno per la città, ecco perché ho deciso di fare chiarezza».

Adesso ci sono due organismi: la giunta e il Consiglio. «Faccio appello affinché tutti s’impegnino al massimo – aggiunge il sindaco – Se ci saranno delibere che non piacciono si presentino pure emendamenti per modificarle ma smettiamola di bloccare tutto. Basta con i consigli comunali trasformati in processi ai dirigenti comunali». Nel mirino, Salvatore Orlando: il presidente del Consiglio comunale è stato sempre al suo fianco negli ultimi nove anni, qualche settimana fa però ha mollato il sindaco per passare tra le fila dei renziani. Da allora un escalation di fibrillazioni e attriti tra giunta e consiglio. Gli oppositori gongolano. Ma a chi descrive Orlando come un sindaco-solo e ormai stanco, il professore ribatte con un avviso ai naviganti: «La sera non ho sonno, faccio il sindaco 25 ore al giorno: a qualcuno questo dà fastidio. Fintanto che non cado, continuerò il mio impegno politico in coerenza con la mia storia». E avverte: «Certamente alle prossime elezioni sarò impegnato a sostegno di chi condividerà progetti e visioni per proseguire il cambiamento della città».

Dal centrodestra affilano le armi. «Le dimissioni degli assessori renziani segnano la definitiva sconfitta dell’orlandismo e della sua epoca: Orlando si dimetta», dice Giampiero Cannella, coordinatore regionale per la Sicilia occidentale di FdI. Per Marianna Caronia, consigliera di Fi, «è indispensabile proporre la mozione di sfiducia, che costringa a un momento di confronto politico, di dialogo e anche di verità». Mentre dal Carroccio allargano le braccia: «Italia Viva ha fatto i conti senza l’oste, la Lega non farà mai il crocerossino di nessuno», chiosa il segretario provinciale Vincenzo Figuccia.