Sulla legge elettorale in parlamento la scena è quella della palude. Ma a provocarla stavolta è proprio il Pd renziano. In commissione alla Camera sono ormai depositate 29 proposte. Ma al Nazareno si ammette che sul tema «prima delle primarie non si può far niente». Concretamente se ne parlerà dopo il 30 aprile, forse persino dopo le comunali, primo banco di prova per il nuovo leader dem, che con ogni probabilità sarà quello vecchio, Matteo Renzi.

Intanto Forza Italia tasta il terreno. Nelle scorse ore l’ex Cavaliere ha affidato un «mandato esplorativo» a Gianni Letta, il più affabile dei suoi ambasciatori, per capire se il Pd è disponibile a trasformare il premio alla lista – punto fermo in quel che resta dell’Italicum dopo i correttivi della Consulta – in un premio di coalizione. Berlusconi, ringalluzzito dal voto sul senatore Minzolini, vuole capitalizzare la recente apertura di Matteo Salvini alla coalizione di centrodestra. In realtà il leghista è convinto di potersi giocare la carta dell’egemonia interna. L’ex Cavaliere lo è altrettanto. I due dunque puntano a fregarsi a vicenda. Ma in ogni caso la chiave della sfida resta il premio alla coalizione.

Epperò per il Pd, che nega qualsiasi contatto con Forza Italia, «se ne riparla dopo il 30 aprile». Anche perché a casa dem si preferisce allungare il brodo per mantenere – al netto di un’aggiustata alle soglie di sbarramento – quello che c’è: appunto il premio alla lista, e cioè lo strumento (ritenuto) più adatto alla vocazione maggioritaria e a una campagna elettorale tutta incentrata sul «voto utile» e sullo spauracchio del ritorno alle coalizioni «rissose». Insomma a fare il pieno dei voti asfaltando gli scissionisti. Per questo la proposta di bandiera, come lo ha ripetuto Renzi fino a che è stato segretario, resta il Mattarellum.

A smuovere le acque ieri ha provato lo sfidante Andrea Orlando, forte di sondaggi che lo danno in rimonta su Michele Emiliano. Il Guardasigilli svela il segreto di Pulcinella: chi parla di Mattarellum in realtà punta a non fare nulla. Dunque «il primo passo è togliersi di torno il Mattarellum, visto che gli altri non sono d’accordo». Orlando non si sbilancia fra premio alla lista o alla coalizione: «Il punto è evitare di costringere ad alleanze, dopo le urne, forze che hanno chiesto voti per ipotesi di governo alternative». Molti dei suoi supporter tifano per il premio di coalizione che accompagni il ritorno al centrosinistra, quello che a gran voce chiedono tanto gli ex Pd quanto Campo progressista di Giuliano Pisapia. Che ha fatto sapere di non accettare posti nelle liste di Renzi, neanche da indipendente.
A dar indiretta manforte ad Orlando l’ex premier Enrico Letta che a Porta a Porta si schiera per la coalizione, come spiega a più riprese nel suo recente libro «Contro venti e maree». Letta non si schiera alle primarie Pd, ma le sue parole innervosiscono molto i renziani: «A seconda del dibattito vedrò se e chi votare», dice, «Vedremo chi fa un discorso di unità del centrosinistra e più europeista e non populista ».