Dopo un’estenuante sequenza durata quattro mesi, questa volta sono davvero le “ore decisive” per la Grecia, che domani deve restituire 300 milioni all’Fmi, primo rimborso su un totale di 1,6 miliardi nel mese di giugno. Per farvi fronte, Atene, anche se sembra avere i soldi per la scadenza di domani, deve ottenere lo sbocco dell’ultima tranche di 7,2 miliardi (1,8 miliardi del secondo piano di aiuti, 1,9 di profitti dalla Bce, 3,5 dall’Fmi).

Ieri sera, Alexis Tsipras a Bruxelles ha incontrato il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, coadiuvato dal presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem e dai rappresentanti degli altri creditori, Bce e Fmi.

Sul tavolo, due testi: quello greco (46 pagine) e le conclusioni dell’incontro di lunedi’ a Berlino, nell’ufficio di Angela Merkel, che ha ricevuto François Hollande, Juncker, Mario Draghi e Christine Lagarde, direttrice generale dell’Fmi, che è rimasta per ultima, sola con la cancelliera fino all’una del mattino. L’Fmi, difatti, ultimamente è stato su posizioni più dure, chiedendo ad Atene una drastica riforma delle pensioni e del mercato del lavoro: l’istituzione di Washington che riunisce 188 paesi e che ha prestato 32 miliardi alla Grecia – il primo paese della zona euro su cui è intervenuto – vuole evitare concessioni che poi potrebbero costituire un precedente per altri creditori.

La Commissione è disposta a lasciare più tempo alla Grecia e la Bce, come ha ricordato ieri Mario Draghi, vuole che “la Grecia resti nell’euro” e che “dal tavolo emerga un accordo forte”, “finalizzato alla crescita economica e giusto sul piano sociale”. I creditori, divisi, hanno trovato un compromesso tra loro lunedi’ scorso.

Ieri, è questo testo di compromesso tra creditori che ha rappresentato la “base” della discussione con Tispras, ha precisato nel pomeriggio Martin Jäger, portavoce di Wolfgang Schäuble, l’intransigente ministro delle finanze tedesco, che ancora ieri ha dichiarato di non credere a un imminente accordo. Prima dell’arrivo a Bruxelles, Hollande e Merkel hanno contattato Tsipras, per cercare di convincerlo ad accettare le nuove condizioni dei creditori. Ed evitare cosi’ un Grexit, che per il ministro tedesco Sigmar Gabriel (Spd), potrebbe avere “conseguenze politiche gigantesche”. Hollande, nel pomeriggio, ha affermato che siamo “a qualche giorno, se non qualche ora da un possibile accordo”, che dovrà comprendere il “rispetto del popolo greco”, ma anche delle “regole europee”.

Le posizioni dei creditori e di Atene non sono più lontanissime. Tsipras propone di rispettare un avanzo primario dei conti pubblici per quest’anno dello 0,8%, mentre i creditori erano ormai scesi all’1% (dal 3% preteso inizialmente). Il governo greco propone di eliminare progressivamente il sistema di prepensionamenti, di andare avanti con le privatizzazioni, di aumentare le entrate con l’Iva di 950 milioni. Tecnicamente, una soluzione potrebbe essere un versamento in due tempi dei 7,2 miliardi ad Atene, con un nuovo prolungamento (sarebbe il terzo) del secondo piano di aiuti, per tre mesi, cioè fino all’autunno. Allora dovrà poi essere affrontata la questione-chiave, chiesa dal governo Syriza e oggi presa in considerazione dai creditori: una (nuova) ristrutturazione del debito greco, per mettere fine all’estenuante maratona. Atene pero’ in questo caso non sfuggirà a un “terzo piano di aiuti”, con tutte le interferenze e ingiunzioni che comporta. Intanto, la Bce martedi’ ha alzato l’Ela (liquidità di emergenza) per le banche greche di 500 milioni, a 80,7 miliardi, per evitare l’asfissia immediata del paese.

Praticamente, se in queste ore si arriverà a un’intesa, Atene potrebbe riunire i rimborsi di giugno dovuti all’Fmi e pagare il 19 (ultima scadenza del mese), permettendo cosi’ all’Eurogruppo del 18 giugno di dare il via libera al nuovo accordo. Ci sarà poi l’ostacolo dei voti di alcuni parlamenti su questo testo: non solo ad Atene, ma anche a Berlino, all’Aja e, forse, a Helsinki (i paesi dove l’ostilità a concessioni alla Grecia è più forte). Molto dipenderà dai termini dell’intesa su dove trovare i fondi per il rimborso alla Bce a luglio-agosto, più di 7 miliardi, perché Atene vorrebbe utilizzare i fondi (10,9 miliardi) messi da parte dalla Ue negli ultimi anni per far fronte a un crollo delle banche greche.