La rappresaglia promessa è arrivata ieri, dopo due settimane: il movimento sciita libanese Hezbollah ha risposto all’uccisione del suo membro Samir Kuntar, ex prigioniero libanese nelle carceri israeliane rilasciato nel 2008. Il Partito di Dio ha reagito ieri, come promesso dal leader Nasrallah dopo l’uccisione di Kuntar: un ordigno è stato fatto esplodere ieri pomeriggio lungo il confine tra Libano e Israele, nella zona di Shebaa, contro due veicoli militari israeliani.

Secondo il gruppo, la bomba (posta da un’unità ribattezzata proprio Samir Kuntar) avrebbe provocato danni ad un Humvee e feriti tra i soldati. Tel Aviv smentisce: nessuna vittima. Ma soprattutto risponde: poco dopo una serie di missili sparati dall’artiglieria israeliana ha colpito il villaggio di al Wazzani a sud del Paese dei Cedri, senza provocare morti.

Kuntar, considerato uno dei leader del movimento, è morto in un attacco contro un palazzo di Damasco lo scorso 19 dicembre. Secondo le autorità israeliane – che hanno sempre negato di aver compiuto l’aggressione, pur compiacendosene – Kuntar si stava occupando di preparare un’ampia offensiva a Quneitra, città del Golan Siriano dove oggi ad operare è il Fronte al-Nusra.