Oggi pomeriggio la rete ungherese ha esultato con dei post sui social network per la notizia del ritiro, da parte del governo, del progetto di legge sulla tassazione dell’uso di Internet. La vicenda, però, sembra tutt’altro che conclusa e in rete c’è chi scrive che non è il caso di cantar vittoria. Leggendo quanto è stato pubblicato online nella giornata di ieri dai giornali ungheresi si apprende che la tassa verrà riproposta nel mese di gennaio nel quadro di un piano generale di tassazione delle telecomunicazioni.

Tutto ciò sulla base di una consultazione nazionale che consisterà in un questionario destinato a essere distribuito alle famiglie ungheresi. “Non siamo comunisti – avrebbe dichiarato il primo ministro Viktor Orbán ieri mattina alla Radio pubblica secondo quanto riportato dal quotidiano d’opposizione Népszabadság nella versione online – governiamo insieme al popolo, la tassa non può essere introdotta nella forma in cui è stata concepita, essa va pertanto modificata”.

Il primo ministro ha sottolineato il fatto che il processo cui il governo ha dato inizio con questo progetto di legge non può andare avanti dal momento che il dibattito sulla questione ha preso una piega diversa da quella che l’esecutivo evidentemente si aspettava. Di fatto la misura pensata dalla maggioranza viene presentata dai suoi autori e promotori come l’estensione di una tassa già esistente nel settore delle telecomunicazioni. Il primo ministro ha quindi annunciato la già menzionata consultazione nazionale prevista per la metà di gennaio e riguardante il ruolo di Internet e i suoi aspetti di carattere economico.

Quindi, almeno secondo quanto annunciato dal capo del governo, il ripensamento sulla tassa riguarda solo la forma in cui la medesima è stata presentata al parlamento. Se ne riparlerà all’inizio dell’anno prossimo con quello che viene presentato dalle autorità ungheresi come un coinvolgimento popolare.

Il progetto di legge è stato presentato lo scorso 21 ottobre come misura volta a rimpolpare le casse statali e a colmare il buco di bilancio per il 2015. L’opposizione l’ha criticato sul piano economico sostenendo che la misura avrebbe reso costoso un servizio importante quanto quello dell’erogazione dell’energia elettrica. L’ha inoltre definito antidemocratico e teso a sottrarre spazio alla critica antigovernativa che si svolge soprattutto in rete attraverso forum e social network. Contro di esso si sono svolte due prime manifestazioni che hanno avuto luogo domenica 26 e martedì 28 ottobre. La seconda con una partecipazione stimata a circa 100 mila persone che hanno risposto all’appello di Százezren az internetadó ellen (I centomila contro la tassa su internet), il gruppo nato in rete per contrastare l’iniziativa del governo. “Orbán ha fatto un passo indietro” e “andiamo avanti”, si legge sulla pagina Facebook di questo collettivo che ieri sera ha dato luogo a una nuova manifestazione di piazza perché al di là dell’esultanza espressa all’annuncio del ritiro del progetto di legge, appare chiaro che non si può parlare di caso chiuso.

L’annuncio del governo potrebbe essere facilmente una manovra concepita al fine di calmare gli animi, prendere tempo e riorganizzare l’operazione per l’inizio dell’anno prossimo. L’esecutivo afferma di voler estendere la banda larga in tutto il paese entro il 2018, a parte questo per Orbán il governo deve cercare delle risposte relativamente al controllo di Internet e alla questione riguardante i profitti extra generati dalla rete.