Non si ferma il flusso di migranti che arrivano in Ungheria. Si apprende da fonti locali che due giorni fa sono entrati nel paese altri 3.601 migranti, un numero superiore a quello registrato il giorno precedente. La loro provenienza è sempre la stessa: Siria, Afghanistan, Iraq e Pakistan.

Ieri qualche media ungherese ha pubblicato online le foto dei lavori in corso al confine ungaro-serbo con nelle vicinanze agenti di polizia e soldati armati. Si temono nuovi record per ciò che riguarda gli arrivi in un giorno. I lavori fervono per portare a termine al più presto la barriera metallica e di filo spinato posta a difesa del territorio ungherese dal flusso continuo di gente in fuga dal suo paese di origine.

Il nuovo ministro della Difesa István Simicskó ha annunciato l’aumento dei militari destinati a rafforzare la sorveglianza della linea di confine: si parla di 3.800 uomini.

La situazione è sempre delicata: ieri si è saputo che i migranti che si erano rifugiati alla stazione di Szeged, nel sud dell’Ungheria, sono stati fatti salire su bus e minivan civili diretti, secondo fonti locali, in Austria. Le persone portate a bordo di questi mezzi non sono dovute passare attraverso la fase dell’identificazione personale. Prima stavano al campo di Röszke che le forti piogge hanno trasformato in una distesa di fango.

Così i migranti, tra essi donne e bambini, hanno cercato riparo alla stazione da pioggia e freddo prima di poter salire sui mezzi messi a loro disposizione. In precedenza, però, era stata diffusa la notizia della decisione delle autorità austriache di bloccare i treni da e per l’Ungheria per un imminente sovraccarico dovuto all’ingente afflusso di migranti.

La compagnia austriaca OeBB comunica che i collegamenti ferroviari fra i due paesi resteranno sospesi per tutto il fine settimana.

Il premier Orbán è sempre più orientato al mantenimento della linea dura: manette per chi supera il confine illegalmente, pene esemplari per i trafficanti di esseri umani e rigorosa tutela dei confini. Alla conferenza dei ministri degli esteri del Gruppo di Visegrád e di quelli di Germania e Lussemburgo, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca hanno confermato la loro indisponibilità ad accettare il sistema delle quote mentre, secondo fonti Ue, sembra che la Polonia stia ammorbidendo la sua posizione su tale argomento.

Alla riunione degli ambasciatori Ue che si incontreranno anche domenica, l’Ungheria ha chiesto di essere cancellata dalla lista dei paesi che possono contare sui 120mila ricollocamenti proposti dall’Unione europea, tra essi anche l’Italia e la Grecia. Il governo di Budapest ha anche proposto una conferenza tra l’Ue e i Paesi balcanici sull’emergenza immigrazione.

Il suo punto di vista è sempre che al momento il modo più realistico ed efficace di fronteggiare la situazione di emergenza nella quale si trova il Continente è un’attenta difesa delle frontiere di Schengen attraverso un consapevole e responsabile impegno comune. Per Orbán ne va della sopravvivenza dell’Europa.

Intanto è sempre in stato di fermo l’italiano di 52 anni accusato di traffico di esseri umani. L’uomo era alla guida di un furgone e durante il suo viaggio verso la Germania è stato fermato dalla polizia nelle vicinanze del lago Balaton. All’interno del veicolo c’erano trentatré migranti, tra essi due donne siriane. Il protagonista della vicenda si è discolpato dicendo di aver preso in macchina i migranti mosso da compassione perché erano infreddoliti. Sono in corso le verifiche dell’ambasciata d’Italia a Budapest che ha chiesto massimo riserbo sul caso.