L’Europa centro-orientale è e rimarrà una zona «libera dai migranti». Ad affermarlo è stato ieri il premier ungherese Viktor Orbán e le sue parole fanno ben capire il clima che nell’Unione europea circonda la discussione sulle future politiche sull’immigrazione, a partire dalla revisione del regolamento di Dublino. Il premier ungherese non si è limitato però a rivendicare per l’Europa orientale il ruolo di «ultima regione del continente ancora libera dai migranti», ma è tornato ad attaccare il finanziere americano di origine ungherese George Soros, accusandolo di essere il responsabile della crisi dei migranti degli anni scorsi. Per Orbán, infatti, un non meglio precisato «impero di speculatori» avrebbe preso in ostaggio l’Ue favorendo «l’invasione dell’Europa da parte di milioni di migranti».

L’immigrazione e Soros sono ormai diventati un’ossessione per il leader ungherese, che però può contare sui sondaggi che lo danno sempre in testa alle preferenze degli ungheresi, ma anche sul sostegno degli altri paesi (Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia) del gruppo di Visegrad. Inoltre la posizione anti-immigrati di Budapest sta prendendo sempre più piede in Europa. Sulla stessa linea si è infatti allineata da tempo l’Austria, dove sembra sempre più probabile che si arrivi a un’alleanza tra il leader dell’Ovp Sebastian Kurz, vincitore delle elezioni della scorsa settimana, e l’estrema destra di Heinz-Christan Strache. Il nuovo governo «nero-blu» darà forza a quanti sono contrari ad accogliere profughi all’interno dei proprio confini. Non a caso ieri il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk ha di fatto ammesso di aver rinunciato a inserire un meccanismo di quote obbligatorie di profughi tra gli tati membri nel futuro regolamento di Dublino.