L’immagine che resterà del fallito golpe militare turco di venerdì notte è il volto del presidente Erdogan dallo schermo di uno smartphone intento ad incitare il popolo: scendete in piazza per fermare i golpisti. Un surreale ribaltamento dell’immaginario del regime di Ankara che della guerra ai social network e all’informazione indipendente ha fatto una delle colonne portanti del sistema istituzionalizzato di repressione.

Mentre Erdogan si faceva prestare il telefono da una giornalista della Cnn Turk, i turchi affollavano i bar di Istanbul e Ankara, appiccicati alle tv per capire cosa stesse accadendo. Dalle case si tentava di aggirare gli oscuramenti dei social media per diffondere le immagini dei carri armati che invadevano l’aeroporto Ataturk.

Nell’era di internet i golpisti (come ben analizzato in un articolo di Simone Pieranni su queste pagine domenica 17 luglio) hanno commesso un errore fatale: non tenere conto della potenza della rete e della stampa. Ne è convinto anche Yusuf Kanli, editorialista del quotidiano turco Hurriyet e coordinatore del progetto Libertà di Stampa dell’Association of Journalists: «A sventare il colpo di Stato sono stati i media», spiega in un’intervista al manifesto.

Baluardo della democrazia, in Turchia mero feticcio che maschera l’autoritarismo de facto, la vituperata stampa ha difeso il paese. Eppure è ancora nel mirino: se il fotografo Mustafa Cambaz del quotidiano pro-governativo Yeni Safak è stato ucciso dai soldati venerdì, ieri tre giornalisti – riporta l’agenzia kurda Anf – sono stati detenuti per alcune ore con 60 persone (tra cui tre parlamentari del partito di opposizione Hdp) nella città kurda di Nusaybin dalle forze governative: Dicle Muftuoglu di Diha, Ozgur Paksoy e Sedat Sur di Anf.

Che ruolo hanno avuto i media turchi nelle ore concitate del golpe?

I media sono stati sempre sottoposti a dura censura e aspro controllo da parte del governo. Ma è stata proprio la stampa a svolgere venerdì sera il ruolo che ci si aspetta dall’informazione libera: la copertura totale dell’evento. I media hanno aperto i loro spazi sia al presidente Erdogan che al primo ministro Yildirim che hanno potuto fare appello alla gente perché scendesse nelle strade a fare da scudo umano contro i golpisti. Solo così hanno avuto successo. Non è stato il popolo da solo a fermare il golpe, né tanto meno il governo. È stata la stampa, ribadendo così quanto sia indispensabile per una democrazia avere dei media liberi.

Il governo dovrebbe tenerne conto ma è probabile una stretta contro i media in giorni di purghe di massa

Erdogan, radicale e oppressivo contro la stampa libera, un presidente che abusa dei giornalisti e ordina licenziamenti, dovrebbe ricordare il grande servizio che i media hanno svolto nel porre fine ad una grande minaccia per la democrazia turca. I media hanno fatto il loro lavoro in modo eccellente salvaguardando la democrazia. Oggi è nostro diritto aspettarci dal governo il rispetto dello Stato di diritto e della libertà di espressione. Altrimenti è la democrazia stessa ad essere in pericolo.

Pensa che possa uscire un simile risultato dal putsch fallito?

No, al contrario. Basta guardare alle ore successive al golpe: siti web sono stati chiusi subito dopo e tanti altri vengono oscurati in queste ore. Sono già 18 le agenzie web bloccate da venerdì. È inaccettabile. Migliaia di persone sono agli arresti, i dipendenti pubblici sono impossibilitati a lasciare il paese. Ora toccherà alla stampa: mi aspetto che prominenti giornalisti saranno arrestati nei prossimi giorni. Sono preoccupato anche per me stesso perché le liste di proscrizione erano già pronte da tempo, il golpe non è che una scusa per le epurazioni. È impossibile pensare che migliaia di persone siano diventate dei sospetti golpisti in pochi giorni e che l’intelligence non avesse idea del colpo di Stato ma che poi in poche ore abbia individuato tanti responsabili.

Tutto cambia perché nulla cambi. Come ne esce la figura di Erdogan?

Nell’immediato sicuramente più forte. Ma ora il governo sta polarizzando il paese, mette le persone una contro l’altra. Domani (oggi per chi legge, ndr) si riunisce il Consiglio di Sicurezza: mi aspetto che Erdogan dichiari l’intenzione di portare avanti la riforma costituzionale in senso presidenziale, sfruttando il consenso di cui gode oggi. Sul lungo periodo però il popolo comincerà a capire come il golpe fallito sia stato sfruttato dal governo per azioni totalmente illegali.