Riconosce che «il governo ha modificato la proposta iniziale», tenendo conto delle richieste dei magistrati. Ma il testo di riforma del processo penale approvato alla camera e adesso in commissione al senato «resta insoddisfacente». Per questo il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia boccia il compromesso della improcedibilità, «inaccettabile», così come pure l’Anm aveva bocciato le soluzioni originariamente avanzate dalla commissione Lattanzi per la ministra Cartabia. L’auspicio che il senato possa ora «rimediare alla irrazionalità di quella scelta», tornando indietro dalla soluzione di mediazione che proprio le richieste dei magistrati (e dei 5 Stelle) avevano imposto, è però assai poco fondato. Il presidente Santalucia sa bene che al senato prevarrà «l’esigenza governativa di rispettare un calendario delle riforme a tappe sostanzialmente forzate».

Eppure l’Anm non organizzerà proteste contro una riforma che, del resto, aveva giudicato un passo in avanti proprio dopo l’abbandono da parte della ministra dell’impostazione proposta da Lattanzi. Quell’impostazione che, dice adesso il numero due dell’associazione magistrati Salvatore Casciaro, «conteneva elementi di ragionevolezza nell’individuazione del punto di equilibrio in materia di prescrizione». Non ci sarà la giornata di sciopero che la corrente di Articolo 101 ha chiesto durante la riunione del comitato direttivo centrale dell’Anm ieri mattina, Proposta bocciata. Mentre è comune a tutte le anime dell’associazione la richiesta che governo e parlamento accelerino sulla riforma del Csm. Gli emendamenti governativi al vecchio testo Bonafede ancora non si vedono ma «non si può andare al rinnovo del Csm senza aver provveduto a eliminare i rischi di un’ulteriore delegittimazione dell’organo», dice ancora Santalucia.

Le nuove elezioni per il Csm ci saranno infatti nel luglio del 2022. L’Anm, che ieri è tornata sulle vicende del «caso Palamara» per riconoscere come nelle nomine dei magistrati «sia stata troppo spesso privilegiata l’appartenenza associativa, il rapporto di contiguità o di amicizia e l’impropria logica di scambio» chiede da tempo che la legge elettorale della componente togata del Consiglio sia modificata. In che senso però non lo dice, visto che la proposta della commissione Luciani di voto singolo trasferibile raccoglie qualche consenso ma le correnti di destra insistono per passare dall’elezione al sorteggio.

Intanto Santalucia ha definito «irrealistico» l’obiettivo – nero su bianco nel Pnrr – di abbreviare del 40% la durata dei processi civili «contando soltanto sul potenziamento delle Adr (alternative extragiudiziali per la risoluzione delle liti, ndr) per il vero non così significativo». La riforma del processo civile è ancora in prima lettura al senato e la commissione giustizia può votare il mandato alle relatrici questa settimana. Ieri i cinque rappresentanti nel Csm di Area, la corrente di sinistra della magistratura, hanno chiesto che il consiglio riapra la pratica del parere sulla riforma, che dovrebbe essere approvata martedì. Perché pur approvando la scelta di concentrare le competenze sui minori e sulle liti familiari in un unico ufficio – il nuovo «tribunale per le persone(!)» – temono che, come spiega il consigliere Zaccaro, venga perso «l’approccio multidisciplinare che deriva dall’utilizzo dei giudici onorari, scelti fra psicologi e pedagoghi» e anche che «le decisioni sui minori vengano prese solo se emerge un conflitto fra i genitori, quando molto spesso serve intervenire a prescindere da quello per tutelarli».