Ci è voluta l’emergenza coronavirus per smuovere la politica belga e spingere i partiti a formare un esecutivo, dopo le elezioni del 26 maggio 2019. Primo ministro è Sophie Wilmès del Movimento riformatore (Mr), chiamata a gestire la crisi sanitaria dovuta al contagio del virus Covid-19.

Ex ministra della funzione pubblica nel governo di Charles Michel, attuale presidente del Consiglio europeo, Sophie Wilmés è la prima donna nella storia del Belgio a ricoprire la carica di Primo ministro già dallo scorso ottobre, ma in un governo che gestiva gli affari correnti, mentre il re Philippe (in qualità di capo di stato, con poteri simili al nostro Presidente della repubblica), cercava di scuotere la politica belga con la nomina di diversi «esploratori» incaricati di formare un nuovo governo.

Ci sono voluti dunque 454 giorni per avere un governo con pieni poteri, dopo una serie di estenuanti negoziati fra i partiti del complesso sistema politico belga, organizzato con un articolato sistema elettorale basato sulle comunità linguistiche.

Il voto di fiducia al governo Wilmès II è arrivato ieri alla Camera dei deputati con 88 voti a favore e 44 contrari, dopo un dibattito a dir poco surreale, con pochi deputati presenti in aula per le stringenti misure di sicurezza dovute all’emergenza coronavirus. I principali oppositori sono i fiamminghi della N-va (Nuova alleanza fiamminga), partito nazionalista d’estrema destra, con velleità indipendentiste per la regione fiamminga, contrario a firmare un «assegno in bianco» ad un governo che «resta minoritario» in seno al parlamento belga.

Il governo Wilmès II, che ha come unico obiettivo la gestione dell’emergenza coronavirus, conserverà infatti la medesima squadra del precedente governo (quello per gli affari correnti) e potrà godere dell’appoggio esterno di numerosi partiti, fra cui i socialisti, i verdi ed i liberali, con l’impegno di ripresentarsi in parlamento fra sei mesi per richiedere un nuovo voto di fiducia.
Intanto il paese, che conta 634 contagi (con 130 pazienti ospedalizzati, di cui 88 in terapia intensiva), è stretto in una serie di misure di confinamento, riduzione delle interazioni sociali e chiusura delle attività economiche « non necessarie» tese a ridurre la diffusione del contagio.