Sono alcuni decenni che subiamo la minaccia del «Nuovo che avanza». Ora sembra che effettivamente il fenomeno, con la sua ambigua fascinazione, si sia verificato. Il Nuovo è avanzato e ha il volto del giovane Di Maio, con la sua nuovissima squadra di governo di professorini magari – almeno in una certa misura – bene educati e bene intenzionati, ma con in controluce l’espressione ora di rabbia, ora di ironia, ora di stralunata profezia del vecchio comico Grillo.

Di questa novità politica ciò che più mi inquieta è la aggressiva sicumera con cui si annuncia come la parte migliore – in senso etico – della politica e della società: solo noi abbiamo l’onestà, la trasparenza e il metodo per non ingannare e derubare i cittadini, gli elettori, il popolo. E questo nostro essere i migliori lo faremo tanto più valere ora che con noi, molto probabilmente, dovrete tutti parlare, e magari venire a patti. Immagino che se questa credenza nella propria infallibile purezza dovesse perdurare ne potrebbe scaturire una modalità genuinamente totalitaria di fare politica e, eventualmente, governare.

Spero di sbagliarmi. Così come mi sono sbagliato – forse proprio spinto da tali paure conservatrici – a immaginare un risultato un po’ meno disastroso per la sinistra e per la stessa coalizione del Pd. Invece è andata proprio malissimo da queste parti. La prima reazione è stato un pensiero alla sciocca “legge” che dice: se le cose possono andare male, lo fanno. Il che significa che per l’affermazione del bene è necessaria una forte presenza soggettiva armata di volontà, desiderio, capacità. Soprattutto capacità di relazione. Proprio ciò che è platealmente mancato.

Ma poi bisogna chiedersi per quali altre cause soggettive e desideranti le cose sono andate verso ciò che noi – io – consideriamo il male, mentre tanti altri concittadini e concittadine festeggiano allegramente.

E qui bisogna riconoscere che il vecchio comico mio concittadino, con alcuni suoi amici, ha sollevato già molto tempo fa alcuni temi sempre più avvertiti da larghi strati di popolazione più o meno votante: la precarizzazione del lavoro soprattutto giovanile, la scarsa tutela degli interessi dei piccoli azionisti, le aggressioni all’ambiente, l’utilizzo sempre più pervasivo delle nuove tecnologie digitali, e la corruzione e inaffidabilità del ceto politico. Quest’ultimo cruciale punto si è tradotto nei reiterati “vaffa!”, ma ancora di più nella pratica degli eletti grillini, a livello locale e in Parlamento, di devolvere buona parte degli emolumenti ricevuti da Camera e Senato, da Regioni e Enti Locali in fondi comuni finalizzati al sostegno di piccole imprese ecc. Credo che l’emergere di eccezioni a questa regola, su cui è stata fatta molta propaganda dagli avversari dei 5 stelle, non ne abbia inficiato il valore simbolico agli occhi di molti elettori. Stamattina in coda dal dottore a Genova un signora gentile si rammaricava dell’affermazione dei grillini ma era ancora più scandalizzata del fatto che non fossero stati aboliti i famosi vitalizi dei politici…

Le sinistre, anche le meglio intenzionate, (e ci metto una parte del Pd e dei suoi elettori) sembrano essersi ostinate a non vedere tutto quello che significano questa storia e queste dinamiche del senso comune.

Resta da sperare che una caduta così fragorosa possa favorire un rimbalzo, uno scuotersi, un lasciarsi alle spalle tante passioni tristi e troppi risentimenti, tanta ottusità e debolezza ideale, tanta ignoranza della realtà. (Ma un’altra sciocca “legge” dice che non c’è limite al peggio…).