Parte da Firenze la campagna ufficiale di Renzi per il sì. “Parte” si fa per dire, perché fin qui il premier si è speso senza economie per vincere il referendum. Infatti questa settimana sarà a Milano, Verona, Perugia, Genova e Torino. Ma per il 29 settembre ha pensato a un evento speciale. Non è un giorno scelto a caso. È un’autocitazione, un portafortuna nella cabala personale della sua irresistibile (fin qui) ascesa: in quello stesso giorno di otto anni fa Renzi lanciava la candidatura alle primarie per il sindaco di Firenze. Il suo slogan era «O cambio Firenze o cambio mestiere e torno a lavorare». Lo stesso di oggi. È lui stesso a ricordarlo nella enews di ieri agli «amici di Firenze e non solo loro». «Proprio giovedì 29, otto anni dopo, ci rivedremo – stavolta all’Obihall – per una serata particolare: al passato grazie, al futuro sì».

Nel frattempo la decisione della data in cui si voterà per il referendumnon placa la polemica delle opposizioni. Anzi la raddoppia. Perché votare il 4 dicembre ha un effetto concreto e pure evidente: il premier e i sostenitori del sì potranno sfruttare il mese che c’è prima che scatti la par condicio per utilizzare le tv e i media compiacenti. Per questo Nicola Fratoianni chiede «un’autoregolamentazione della tv pubblica» e una riunione della Vigilanza per affrontare «questo tema di grande e delicato rilievo democratico». Nel frattempo «sarebbe un atto di dignità se volontariamente ministri e sottosegretari, già a partire dai prossimi giorni, non occupassero più quelle trasmissioni radio tv e spazi di intrattenimento che nulla hanno a che fare con l’informazione». Ma non sono i giorni dell’eleganza per la squadra del governo, che alla vittoria del Sì ha legato la sua sopravvivenza politica. Anche da destra le polemiche mancano. «Renzi allunga il brodo e pur di rimanere in sella un altro mese ha scelto il 4 dicembre. Sa benissimo che gli italiani diranno No», attacca il leghista Gianmarco Centinaio. «Una data scelta senza alcun confronto», per il forzista Francesco Paolo Sisto, «la bocciatura degli italiani, però, sarà corale». E il 5 stelle Alessandro Di Battista: «Abbiamo 70 giorni per spiegare a più cittadini possibile i pericoli delle riforme di Renzi-Boschi-Verdini-Napolitano», «Sarà Davide contro Golia. Loro hanno denari, tv, giornali. Noi la piazza e l’entusiasmo».