L’intervento militare americano invocato e implorato dal fronte anti-Assad con base all’estero e che fa capo alla Coalizione Nazionale (CN), provoca invece non pochi tormenti ad altre formazioni siriane di opposizione. Il dibattito è aperto ma l’opposizione politica all’interno della Siria – tollerata entro certi limiti dal governo – respinge l’aggressione che stanno preparando gli Stati Uniti. «Siamo determinati a trovare una soluzione politica e insistiamo per la convocazione della conferenza di Ginevra II», spiega l’avvocato Hassan Abdel Azim, il coordinatore generale del Comitato nazionale di coordinamento (NCC). «La violenza deve finire, perché non minaccia solo la Siria ma anche altri Paesi della regione e perché si sta aggiungendo benzina sul fuoco, provocando la frammentazione del territorio in entità etniche e settarie», aggiunge Abdel Azim.

Il NCC, che racchiude personalità laiche e forze progressiste, pur chiedendo una transizione politica e, quindi, la fine del regime, è favorevole al dialogo con Assad e sostiene l’assoluta necessità di andare, senze precondizioni, a un negoziato con tutte le forze in campo. Anche per limitare l’influenza degli islamisti (radicali e non) ora dominanti nell’opposizione. Invece la CN che, anche per le pressioni che riceve dai suoi sponsor (Qatar e Arabia saudita) e dagli islamisti, esclude qualsiasi rapporto con il regime e spinge per una soluzione di forza. Per questo appoggia apertamente l’attacco americano dal quale spera di ottenere tutti i vantaggi possibili, specie sul terreno dove agisce la sua milizia, l’Esercito libero siriano.

In un’intervista con il giornale libanese As-Safir, Hassan Abdel Azim ha avvertito che qualsiasi intervento in Siria porterà a una guerra regionale perchè la situazione è diversa dagli scenari iracheni e libici. «Il NCC respinge le interferenze esterne e ritiene che sia patriotticamente discutibile  l’atteggiamento dell’opposizione esterna (CN, ndr)», ha affermato. Per il suo compagno di schieramento, Raja Nasser, occorre tutelare la sovranità nazionale siriana. «La nostra visione va contro il progetto americano – occidentale – sionista. In ogni caso sappiamo che qualsiasi attacco (dall’esterno) contro il regime rafforzerà le forze dell’estremismo su entrambi i lati del conflitto e darà loro  una giustificazione ideologica contraria al progetto nazionalista – democratico di cambiamento» ha spiegato Nasser, aggiungendo che il punto «non è punire il regime ma come trovare una via d’uscita politica al conflitto».

Per Sami Betnijana, membro dell’ufficio politico della Terza Corrente per la Siria, l’attacco Usa non ha nulla a che fare con il presunto uso di armi chimiche da parte del regime ma sarebbe solo un pretesto per attaccare la Siria in un tentativo di  replicare parzialmente o completamente il quadro iracheno. «Gli americani con il loro comportamento – nota Betnijana – stanno ostacolando una soluzione politica e vogliono imporre il loro controllo sulla Siria per raggiungere l’obiettivo di porre fine al suo ruolo regionale. Invitiamo quindi tutti i siriani di attenersi alla soluzione politica come unica uscita dalla crisi e di essere uniti di fronte all’aggressione americana – occidentale – sionista» «L’obiettivo (dell’attacco americano) è quello di modificare il campo di battaglia, la sfida è strategica – afferma l’analista Ali Maqsud – Con la fine del progetto di Washington nella regione, a cominciare da ciò che è successo in Egitto e Tunisia, ci sono fattori che spingono l’amministrazione statunitense a tentare di mischiare le carte sul tavolo della crisi siriana per favorire l’ingresso delle correnti islamiste (alleate) nella sala di futuri negoziati».