In West Virginia è cominciato un processo a tre fra i principali distributori di oppioidi soggetti a prescrizione; si tratta di un procedimento che farà scuola. La contea di Cabell e il suo capoluogo, Huntington, hanno accusato la McKesson Corporation, l’AmerisourceBergen e la Cardinal Health per aver creato un problema di salute pubblica non riuscendo a monitorare, deviare e segnalare gli ordini sospetti ai sensi del Controlled Substances Act.

NELLA DENUNCIA si afferma che le aziende tra il 2006 e il 2014 hanno distribuito un totale di oltre 57 milioni di dosi di idrocodone e ossicodone a una comunità di circa 100.000 persone.

La principale responsabile, sostiene la denuncia, sarebbe AmerisourceBergen con 36 milioni di dosi vendute, e se le altre due compagnie hanno rifiutato di rispondere alle domande da parte dei giornalisti, AmerisourceBergen ha affermato in un comunicato stampa di non ritenersi responsabile per le dosi vendute in quanto «non abbiamo avuto alcun ruolo nel lavorare con la Dea (Drug Enforcement Administration è un’agenzia federale antidroga statunitense) per fissare le quote, né abbiamo interagito con medici o i pazienti per raccomandare farmaci particolari».

IL WEST VIRGINIA è lo Stato che nel 2018 ha registrato uno dei tassi più alti di mortalità per overdose da oppiacei, stando a i dati forniti dal National Institute on Drug Abuse: in quell’anno ai fornitori erano state fatte 69,3 prescrizioni di oppioidi ogni 100 abitanti, rispetto al già alto tasso medio Usa di 51,4 prescrizioni. Questo, tra le migliaia di casi simili, è il primo caso ad andare avanti a livello federale, e farà storia e giurisprudenza per quelli che lo seguiranno. «È giusto che il processo abbia luogo in West Virginia, che è stato il punto zero dell’epidemia di oppioidi – hanno detto in una dichiarazione gli avvocati dei querelanti, Paul Farrell e Anne McGinness Kearse – AmerisourceBergen, Cardinal e McKesson hanno inondato Huntington e Cabell County con decine di milioni di oppioidi, più di quanto questa comunità di 100.000 residenti potesse richiedere o sopportare».

Il problema degli oppioidi in Usa ha coinvolto ogni fascia di popolazione, coinvolgendo dal 50enne con dolori cronici alla schiena, all’atleta di 18 anni reduce da infortunio, dal più ricco al più povero, persone che dopo aver assunto i potenti antidolorifici si ritrovano a non poterne più farne a meno.
Il problema ha coinvolto anche i neonati: il numero di gravidanze di donne dipendenti dai farmaci oppioidi era aumentato in modo esponenziale, nel 2014 quasi 32 mila bambini sono nati mostrando i sintomi dell’astinenza.

IL FENOMENO è cominciato nel 1990, quando sotto incoraggiamento delle case farmaceutiche, i medici cominciarono a prescrivere farmaci per il dolore cronico o oncologico anche per alleviare quelli derivanti da infortuni sportivi o conseguenti all’asportazione dei denti del giudizio.

La dichiarazione della Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organizations che nel 1995 ha incluso il dolore come quinto parametro vitale da monitorare insieme a temperatura corporea, frequenza respiratoria e cardiaca, e pressione sanguigna ha fatto il resto. Gli ospedali così come i singoli medici, per avere buone recensioni dimostrando di considerare l’assenza del dolore un cardine del loro operato, hanno usato le prescrizioni di oppioidi per dolori di qualsiasi entità.

Le strategie di prevenzione ora non possono essere mirate solo a una migliore educazione dei medici all’appropriatezza delle prescrizioni di oppioidi (diminuite con la diffusione della cannabis terapeutica legale), ma anche a un’ammissione di colpevolezza da parte dei produttori di oppioidi che per anni hanno assicurato che i loro farmaci non avrebbero causato dipendenza.