«Open Sud» è «un festival delle lotte meridionali» che si tiene a Napoli da oggi al 5 ottobre, presso l’ex-cinodromo di Fuorigrotta. Il Sud, anzi, l’irriducibile pluralità dei Sud, è al centro della quattro giorni di dibattiti, workshop e concerti. Ma l’antica questione meridionale non abita più qui: nei suoi termini tradizionali, lì si trattava di un discorso che denunciava l’«arretratezza» del Sud di fronte allo «sviluppo» del Nord industriale, e che si proponeva l’«integrazione» nazionale dei meridionali subalterni. Un discorso che esibiva non solo i suoi toni paternalistici, ma anche un complessivo disegno di conservazione della stessa subalternità meridionale, accompagnato dalla continua ripetizione di stereotipi inferiorizzanti. Stereotipi, spesso, interiorizzati da una parte stessa della cultura meridionale, pronta a prodursi in esercizi assai sofisticati di autodenigrazione. Questo «Open Sud», si sviluppa invece da un percorso, «Orizzonti meridiani», che nasce proprio da una critica radicale dell’idea di integrazione all’interno di uno sviluppo forzato e omogeneizzante. «Orizzonti meridiani» prova a eccedere le retoriche fondate sulla opposizione sviluppo/arretratezza, sperimentando uno spazio aperto, da Sud: uno spazio all’incrocio tra le tumultuose spinte che vengono dal Mediterraneo, e un’Europa che, proprio lungo questa sua sponda, potrebbe trovare quella leva meridionale in grado di rovesciare l’attuale governo della crisi.
«Orizzonti meridiani» si è già proposto, in precedenti appuntamenti, come luogo di elaborazione di nuove chiavi teoriche e pratiche per ribaltare la subalternità meridionale e trasformarla in nuovi processi di soggettivazione. L’obiettivo è di rompere la costruzione del Sud come luogo del ricatto continuo del debito e di perenne espiazione di qualche metafisica colpa: la colpa, evidentemente, di non essere allineato ai ritmi imposti dai sacerdoti dell’austerity. I temi dei talk di «Open Sud» riassumono bene le sensibilità e il percorso dei nuovi suDalterni: dalle «controstorie dei movimenti e delle lotte subalterni» di giovedì (con Francesco Festa, Francesco Caruso, Franco Piperno, Fulvio Massarelli, Luca Persico «Zulù»), all’incontro di venerdì sulla rottura dell’austerity, sul reddito di base e sulle lotte per la riappropriazione della ricchezza e dei servizi (Marco Bascetta, le Officine Zero di Roma, i Cantieri Megaride di Napoli, il Comitato Cassintegrati Fiat di Pomigliano, Terre comuni di Calabria e Realtà precarie della Campania), al workshop di sabato sulle lotte ambientali e l’«autogoverno del comune» (con Luca Recano, il Movimento No gas dell’Alto Casertano, il laboratorio Bancarotta di Bagnoli, il comitato NoTriv di Benevento il No Mous di Palermo, SPA Arrow di Cosenza e i comitati ambientalisti campani).
A chiudere le serate, tra i molti nomi, Enzo Gragnaniello, Jovene, Aldolà Chivalà, Pmk family, Eugenio Bennato, Francesco Di Bella, ‘E Zezi, la NCCP. Il programma su Facebook alla pagina di «Open Sud».