Sam e il suo bambino di appena due giorni ce l’hanno fatta. Un elicottero della Marina militare maltese ieri ha prelevato la giovane mamma del Burkina Faso e il piccolo da bordo della Open Arms e li ha trasferiti all’ospedale Mater Dei dell’isola. Per ora loro due sono gli unici dei 313 migranti tratti in salvo dalla nave della ong spagnola ad aver visto terra. Tutti gli altri dovranno aspettare di arrivare ad Algeciras, in Spagna, unico Paese che, dopo una giornata di intense trattative, con Francia, Grecia e Tunisia che non hanno risposto alle richieste della Open Arms dopo il rifiuto di Italia e Malta di aprire i proprio porti, alla fine si è deciso e ha dato indicazione alla nave di dirigere verso le proprie acque territoriali, mettendo così fine all’ennesima emergenza nel Mediterraneo. Un’emergenza in cui, ancora una volta, a dominare è stata la determinazione di Roma e La Valletta a non prestare alcun appoggio alla nave carica di uomini, donne e bambini. E questo mentre un’altra nave, questa volta della ong SeaWatch, è ancora in attesa di conoscere un porto dove sbarcare i 33 migrati che ha bordo.

«I porti italiani sono chiusi», ha ripetuto ancora una volta il ministro degli Interni Matteo Salvini, che continua a fare tutt’uno di trafficanti di uomini e chi, invece, è impegnato nei salvataggi. «Gli italiani mi hanno mandato al governo per fermare il business dell’immigrazione clandestina. Vado avanti». A ruota, anche il ministro dei Trasporti, il grillino Danilo Toninelli «Sul caso Open Arms l’Italia non ha coordinato i soccorsi in acque Sar libiche, esattamente come non lo hanno fatto Francia, Spagna o altri. Allora cosa vuole fare la Ue? Serve una risposta dell’intera Europa all’emergenza migranti», ha twittato a sua volta Toninelli.

La scusa per dar vita al nuovo braccio di ferro è sempre la stessa: l’attesa di una decisione da parte di Bruxelles sulla possibilità di dividere tra gli Stati membri i migranti salvato nel Mediterraneo centrale. Solo due giorni fa l’Ue, d’accordo con il governo gialloverde, ha prorogato di tre mesi la missione europea Sophia della quale Roma vorrebbe cambiare le attuali regole secondo le quali i migranti devono essere sbarcati nei porti italiani. La proroga è la dimostrazione allo stesso tempo dell’incapacità degli Stati membri di trovare una soluzione comune (anche perché molti non hanno alcuna intenzione di accogliere i migranti) ma anche dell’incertezza dell’Italia, che dopo aver minacciato per mesi di ritirarsi dalla missione alla fine ha capito che non sarebbe conveniente e ha accettato lo slittamento. In mezzo, a pagare per tutti, migliaia di disperati la cui unica colpa è quella di voler fuggire dai centri libici dove torture e violenze sono all’ordine del giorno, come testimoniato anche di recente dall’ennesimo rapporto dell’Alto commissariato della nazioni unite per i rifugiati.

«Dopo aver salvato i migranti in tre operazioni a 50 miglia dalle coste libiche, abbiamo chiesto a Tripoli di indicarci un porto sicuro», raccontava ieri Riccardo Gatti, uno dei capi missione della Open Arms. «Per tuta risposta ci hanno inviato una mail con allegato una indirizzo mail a cui rivolgerci: era quello dell’Imrcc di Roma (il centro di coordinamento dei soccorsi, ndr), dal quale non abbiamo avuto però indicazioni».

L’ostinazione italiana ha provocato la reazione del fondatore di Open Arms: «Matteo Salvini, la tua retorica e il tuo messaggio come al tutto in questa vita finirà», ha scritto su Twitter Oscar Camps. «Però sappi che tra qualche decennio i tuoi discendenti si vergogneranno di ciò che fai e che dici». «Salvini mente sapendo di mentire», ha attaccato invece l’ex ministro dei Trasporti Graziano Delrio (Pd). «I porti italiani non sono chiusi. Non c’e’ alcun atto formale di chiusura. La totale mancanza di umanità e rispetto della sofferenza delle persone soccorse è l unica verità in campo».