Il fascicolo è da sabato scorso sul tavolo del procuratore di Palermo Francesco Lo Voi che dovrà decidere se confermare o meno le accuse che i colleghi della procura di Agrigento, guidata da Salvatore Patronaggio, contestano a Matteo Salvini. E si tratta di accuse pesanti: sequestro di persona e abuso d’ufficio per aver impedito per tre settimane lo sbarco di 164 migranti tratti in salvo dalla nave della ong spagnola Open Arms rimasta per tutto il tempo al largo dell’isola di Lampedusa .
Per Matteo Salvini si ripresenta così lo spettro di un nuovo caso Diciotti, la nave della Guardia costiera italiana che un anno prima era rimasta anch’essa bloccata dalla decisione dell’allora ministro dell’Interno di non far sbarcare i migranti soccorsi nel Mediterraneo. In quel caso l’aula del Senato respinse la richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dal tribunale dei ministri di Catania grazie ai voti del M5S che salvarono l’alleato dell’epoca.
Ma oggi, nel caso dovesse presentarsi un’analoga richiesta, le cose per il leader della Lega potrebbero andare in maniera diversa. La procura di Palermo ha adesso quindici giorni di tempo per prendere una decisione prima di trasmettere gli atti al tribunale dei ministri del capoluogo siciliano. «Oggi mi sono svegliato indagato», è stato il commento di Salvini alla notizia della nuova inchiesta nei suoi confronti. «Chiederò conto di quanto costano queste indagini, quanto tempo stanno perdendo e quanto denaro pubblico degli italiani stanno spendendo per indagare o perseguire Matteo Salvini come pericoloso sequestratore».
La vicenda risale allo scorso mese di agosto, dopo che l’Open Arms, al termine di una serie di salvataggi compiuti in acque internazionali, arrivò davanti Lampedusa con a bordo 164 persone. E lì rimase per venti giorni, bloccata dal divieto di ingresso nelle acque nazionali firmato da Salvini insieme ai ministri Trenta e Toninelli secondo quanto previsto dal decreto sicurezza bis. A sbloccare la situazione, diventata ormai insostenibile, fu il procuratore capo di Agrigento Salvatore Patronaggio dopo un’ispezione a bordo nella quale constatò le condizioni igieniche estreme alle quali erano costretti a vivere migranti e membri dell’equipaggio.
A carico dell’ex ministro dell’Interno ci sono gli esiti dell’ispezione compiuta da Patronaggio, ma anche il decreto cautelare d’urgenza con cui il Tar del Lazio aveva accolto il ricorso della ong contro il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane. E, infine, la mail con cui la Guardia costiera dava il via libera allo sbarco dei migranti, prendendo così per la prima volta le distanze dalle decisioni del Viminale.
Dal Carroccio si alzano voci contro l’iniziativa della procura di Agrigento. Per il capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari «è pazzesco che un ministro dell’Interno venga indagato per aver preso decisioni che rientrano pienamente nei propri poteri e aver agito nell’interesse del Paese». Ma numerose sono le voci che attaccano il leader della Lega che ancora ieri ha sostenuto di aver difeso con le sue decisioni i confini italiani. «Che sia Salvini, come sostiene, a garantire onore e sicurezza del nostro Paese appare assai comico», ha detto Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana-Leu. Decisamente più dura la presa di posizione di padre Alex Zanotelli, per il quale Salvini «va processato per la sua disumanità. La cosa grave è che Salvini non sente il dolore per gli altri, in particolare per chi soffre», ha detto il missionario comboniano.
Intanto proseguono i salvataggi nel Mediterraneo. La nave Ocean Viking, delle ong Sos Mediterranée e Medici senza frontiere, ha soccorso ieri 94 persone a bordo di un gommone in avaria. Tra le persone soccorse ci sono undici donne, quattro delle quali in gravidanza, e sei bambini.