Gli ultimi 96 li hanno soccorsi ieri. Navigavano a bordo di una vecchia imbarcazione in legno alla deriva e a segnalare che si trovavano in difficoltà è stata come al solito la ong Alarm Phone. Il rimorchiatore di Open Arms li ha raggiunti e tratti in salvo, anche i questo caso, come per i naufraghi soccorsi il 31 dicembre, si tratta in prevalenza di cittadini eritrei tra i quali 2 donne e 17 minori. Il gruppo era partito l’ultimo giorno dell’anno dalla città di Zuwarah e prima di incontrare i volontari della ong spagnola ha passato due giorni in mare senza cibo né acqua. Al momento dell’intervento si trovava in acque internazionali e nessuno tra i migranti aveva il giubbotto di salvataggio. «Le persone soccorse – ha scritto ieri in una nota Open Arms – presentano segni di denutrizione e ipotermia e il personale medico sta procedendo a verificarne le condizioni di salute».

A bordo della nave, dove opera anche il personale sanitario di Emergency, si trovano ora in tutto 265 migranti risultato dei due salvataggi compiuti in 48 ore: sul ponte della nave «attendono, al freddo e con le previsioni meteo in peggioramento, di poter sbarcare», ha spiegato la ong ribadendo la richiesta di un porto verso il quale dirigere per sbarcare i naufraghi. Senza però aver ricevuto fino a ieri sera alcune risposta.

Intanto al ong Mediterranea ha reso noto che a metà aprile prenderà il argo con una seconda nave. La nave con cui ha preso il via l’esperienza di Mediterranea, la Mare Jonio, al momento «è ferma a Venezia per manutenzione e stiamo preparando una nuova nave – ha spiegato l’armatore Beppe Caccia – che contiamo possa prendere il largo e andare in missione a metà di aprile 2021».