«Non esiste Natale o Capodanno quando si fugge dalla violenza». Ad affermarlo, la notte dell’ultimo dell’anno, è stata la ong Open Arms al termine di un intervento nel Mediterraneo nel quale sono stati salvati 169 migranti, tra i quali 12 donne, sei bambini e 40 minori non accompagnati. L’imbarcazione con a bordo prevalentemente cittadini eritrei era partita la mattina del 30 dicembre da Sabratha, ma verso le 15 del 31 dicembre Alarm Phone ha segnato che si trovava in difficoltà. «Dopo aver allertato le autorità competenti – scrive Open Arms che a bordo può contare sulla collaborazione di personale medico di Emergency – il nostro equipaggio ha raggiunto la posizione indicata e ha iniziato le operazioni di soccorso intorno alle 17,45.

La nave della ong spagnola era partito il 23 dicembre dal porto di Barcellona per la sua missione n. 79 e aveva appena ripreso il largo dopo una sosta in rada di fronte la porto di Siracusa per ripararsi dal maltempo. I naufraghi si trovano attualmente a bordo e, specifica la ong, sono «in buone condizioni di salute, anche se molto provati fisicamente e psicologicamente».

Uno scampato naufragio ha dunque concluso il 2020, con la maggior parte delle navi delle ong ancora bloccate e l’Europa che continua a voltare la testa da un’altra parte. «Un’Europa assente, incapace di prendere su si sé la responsabilità della tutela dei diritti della vita», ha commentato Open Arms.

Silenziosa su quanto accade nel mediterraneo, dopo giorni in cui è rimasta a guardare Bruxelles ha preso posizione su un’altra grave crisi che riguarda i migranti, questa volta in Bosnia dove centinaia di uomini, donne e bambini vivono da giorni al gelo dopo l’incendio del campo in cui vivevano. Ieri i media locali hanno riferito dell’intervento dell’esercito che ha cominciato ad allestire tende per allestire un nuovo campo nella località di Lipa, presso Bihac, nel nordovest del Paese.

La decisione è giunta dopo l’intervento fatto giovedì sera dell’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza Josep Borrel, che aveva sollecitato le autorità bosniache a intervenire al più presto per evitare un ulteriore aggravamento della situazione. «Siamo testimoni di una grave crisi umanitaria in Bosnia-Erzegovina», ha detto Borrell, che ha parlato con il membro croato della presidente tripartita bosniaca. Ed è stato su decisione della presidenza collegiale che è intervenuto l’esercito bosniaco avviando le operazioni di l’allestimento delle tende. Centinaia di migranti sono tuttora senza sistemazione dopo l’incendio al campo di Lipa, appiccato da loro stessi alla notizia che la struttura sarebbe stata chiusa temporaneamente per lavori di ristrutturazione e adattamento alle condizioni invernali. I tentativi di un loro trasferimento al vicino campo profughi di Bira, nel centro abitato di Bihac, e a una caserma abbandonata a Bradina, presso Konjic, non hanno avuto successo per la forte opposizione degli abitanti locali.