Lo smartphone, simbolo del mondo contemporaneo da cui difficilmente un adolescente si separerebbe, si rompe e viene accantonato nelle prime scene del film, a indicare la direzione che la storia prenderà da quel momento in poi. E cioè la riscoperta della «magia», al cuore dell’avventura raccontata dal regista di casa Pixar Dan Scanlon (produttore esecutivo Pete Docter) in Onward, presentato ieri nella sezione Berlinale Special e nei cinema italiani dal 5 marzo con il titolo Onward – Oltre la magia.

UNA MAGIA che come sempre nelle storie di formazione raccontate dai film d’animazione Pixar è una semplice – ma quasi mai banale – allegoria di qualcosa che ci è molto più vicino, dai sommovimenti interiori dell’adolescenza di Inside Out alle dinamiche familiari dei supereroi degli Incredibili fino a, in questo caso, la scoperta di sé e del rapporto con il fratello di un sedicenne, Ian (a cui presta la voce Tom Holland e nel doppiaggio italiano Alex Polidori). Ian però non è un ragazzo umano ma bensì un elfo, una creatura fantastica come tutte quelle che popolano l’universo di Onward – folletti, troll, draghi, centauri – che vivono in una versione alternativa del nostro mondo contemporaneo, fatta appunto di smartphone, televisioni, mezzi di trasporto che hanno soppiantato gli spostamenti «al galoppo» dei centauri e i voli di fate e altre creature fantastiche. Orfano di un padre che non ha mai conosciuto – «La storia è ispirata al mio rapporto con mio fratello e al legame con nostro padre, che è venuto a mancare quando avevo circa un anno», spiega Scanlon – il timido e impacciato Ian è sopraffatto dal desiderio di stabilire un’impossibile comunicazione con il genitore scomparso.

L’occasione di incontrarlo si presenta però quando, il giorno del suo sedicesimo compleanno, scopre l’incantesimo fatto dal padre prima di morire e che consente di riportarlo in vita solo per un giorno. Si imbarca così in un’avventura con il fratello più grande Barley (Chris Pratt, Andrea Mete in Italia) che ricalca le missioni, del gioco di ruolo fantasy Dungeons & Dragons: nel loro mondo incantato non sono altro che tradizioni sommerse dai comfort della modernità.

UN’AVVENTURA il cui approdo è proprio la scoperta di sé e del rapporto che lega i due fratelli, una fiaba che prende vita e forma sullo schermo nella sovrapposizione di universi lontani eppure comunicanti: la riconoscibilità delle nostre città e le loro brutture – un ristorante per famiglie con karaoke e giochi per i bimbi disegnati su tovagliette tutte uguali – in cui però, appena dietro l’angolo, si annidano taverne misteriose, vallate sterminate memori del Signore degli anelli e draghi da sconfiggere. Proprio come nella fantasia di un adolescente.