Meno glamour di Ayo, meno politicizzata di Nneka nei testi, Onejiru è cresciuta, come loro, in bilico tra due culture diverse. Solo che Onejiru é forse meno esplicita nell’esporre le sue radici, benché sia la sua vita personale a informare il secondo disco intestato a suo nome, Higher Than High. Sia pure per la produzione dal gusto pop, curata da lei stessa assieme a Matthias Arfmann, ma anche perché nel suo caleidoscopio di suoni, pop, rock, dance, reggae, funk, afrobeat, vantano uguali diritti di cittadinanza, fondendo insieme le galvanizzanti tastierine funk (suonate dalla stessa Onejiru) con le capricciose chitarre rock e il drumming sorprendente di Lazy in Love. Lei è di quelle che ti piazza un vibrafono nel bel mezzo di uno strepito rock, finché tra un giro di ballo e l’altro, non si tuffa in uno Zouk, prima di giungere all’intonazione maliziosa nella seducente, Raindrops. Indie pop, ma Onejiru deposita il suo marchio di fabbrica.