Tutto è cominciato quando Trump, invitato da Macron, aveva assistito ai festeggiamenti francesi per il 14 luglio che aveva trovato più fastosi di quelli americani per il giorno dell’indipendenza. In quell’occasione aveva twittato qualcosa a proposito del «fare di meglio», poi non se n’era parlato più a causa dei costi.

Ma qualcosa deve essere maturato in questi due anni, forse le frequentazioni nordcoreane, forse l’amicizia con Putin. Ed ecco che un mese fa sono ricomparsi su Twitter messaggi riguardo una grande e fastosa celebrazione del 4 luglio di stampo militare con tanto di carri armati nel centro di Washington, la cui organizzazione è stata piuttosto improvvisa e voluta solo da Trump per trasformare una festa patriottica (ma in pratica celebrata con pic-nic, salsicce e fuochi d’artificio) in un salto nell’iconografia del totalitarismo novecentesco.

Organizzare un evento simile ha richiesto 2,5 milioni di dollari sottratti al budget di parchi e musei e lo sforzo del Dipartimento della Difesa che ha dovuto trasportare i carri armati e dovrà addossarsi i costi dello spettacolo aereo.

Su Twitter The Donald ha scritto che il costo di questo capriccio è irrisorio rispetto al suo valore, che l’aeroporto da cui sono partiti gli aerei è vicino a Washington e che i fuochi d’artificio sono stati regalati. Questa spesa inutile è stata messa in conto per uno spettacolo che, tecnicamente, non dovrebbe celebrare i militari bensì i burocrati americani: il 4 luglio del 1776 i rappresentanti delle 13 colonie britanniche firmarono la Dichiarazione d’Indipendenza.

I biglietti per accedere all’evento sono stati distribuiti attraverso il partito repubblicano e quelli dell’area vip sono andati ai collaboratori della Casa bianca e ai grandi donatori, trasformando il 4 luglio in un evento Make America Great Again, con buona pace del sentimento di unità nazionale.

Tutto questo avviene mentre il commander in chief non riesce a portare a termine la sua promessa elettorale più simbolica, la costruzione di un muro al confine con il Messico: i democratici possono anche essere esclusi dai festeggiamenti del 4/7 ma non dal Congresso e non fanno passare un budget che comprende la costruzione di quella barriera, supportati, in realtà, anche da alcuni colleghi del partito del presidente. E ieri una corte d’appello federale ha confermato l’ingiunzione che impedisce alla Casa bianca di usare fondi del Pentagono per il muro al confine col Messico.

E si protesta anche in piazza: da quando Trump ha annunciato la parata militare è iniziata anche l’organizzazione di manifestazioni di dissenso molto meno costose ma non meno coreografiche, dall’ormai iconico pallone Baby Trump (Donald con il pannolone), allo smoke in, fumare marijuana (legale anche per uso ricreativo a Washington Dv) lungo il percorso, come avvenne nel 1970 a un evento simile organizzato da Nixon.

Anche l’estrema destra dei Proud Boys ha subito annunciato una manifestazione di supporto a Trump a Freedom Plaza e di conseguenza è stata annunciata una manifestazione antifascista per arginare i suprematisti bianchi.

La trasformazione del Lincoln Memorial in un ambiente creato per la tv, completo di una sezione Vip per donatori e sostenitori politici, rappresenta il mondo visto dalla penthouse placcata d’oro di Trump, non solo nell’estetica ma nella sua essenza di apparire invece che essere. Questo dispiego di armi, aerei e articoli pirotecnici si rivolge solo apparentemente a un pubblico di centinaia di milioni di americani: in realtà è stato creato per soddisfare un uomo solo.

E avendo convocato solo un gruppo ristretto, affiancato da veicoli tattici corazzati, gli organizzatori sperano di evitare l’imbarazzo di veder arrivare poca gente, come accadde il giorno dell’insediamento del tycoon alla Casa bianca.