Volendo, il Pd, con i numeri che ci sono in questo parlamento, potrebbe approvare tutte le leggi sull’omofobia che vuole: l’asse con M5S e Sel, infatti, garantirebbe una maggioranza più che solida. Il punto è che non vuole, o meglio, invece di sostenere con coerenza una legge che certo non è una meraviglia – l’introduzione dell’aggravante di omofobia nella legge Mancino – il partito meno “cool” della storia ancora una volta è riuscito a spaccarsi ed a sbandare per inseguire il Pdl, che da parte sua sta facendo di tutto per annacquare un provvedimento che dovrebbe servire a contrastare l’ondata di odio che sempre più frequentemente prende di mira le diversità – in questo caso di orientamento sessuale. E così la legge sull’omofobia, che avrebbe dovuto essere approvata ieri sera, è slittata ancora una volta. Il nuovo testo, dopo le inopportune limature, concordate nella notte dai due partiti affratellati dalle larghe intese, dovrebbe essere pronto per oggi.

Secondo Franco Grillini, presidente di Gaynet Italia, “il caos della gestione rivela una preoccupante assenza di linea e di guida politica del maggior partito della maggioranza che non può non ascoltare l’intera comunità lgbt, che chiede a gran voce una norma che non sia una pura petizione di principio o, peggio, che dia il via libera alla possibilità di insulto, spacciata per libertà di opinione”. Il punto è che ci sarebbe sicuramente una maggioranza in aula per l’approvazione del testo originario, ma non coinciderebbe con la maggioranza di governo. Ecco il motivo per cui Pd tentenna come sempre, cedendo di fatto al ricatto, verrebbe da dire morale, di un Fabrizio Cicchitto secondo cui “il Pd non può pensare che le intese realizzate sulle varie questioni a livello di governo possano essere poi forzate e stravolte in aula con l’approvazione di emendamenti non concordati e non condivisi con il Pdl”. Di non concordato ci sarebbe un emendamento, a firma Walter Verini, approvato ieri dal “comitato dei nove” della Commissione giustizia, che estende anche al reato di omofobia le aggravanti già previste dalla legge Mancino per le discriminazioni di natura razziale, etnica e religiosa”.

Daniele Farina, deputato di Sel, nonché membro del “comitato dei nove”, ancora non dispera e aspetta di leggere il nuovo testo concordato da Pd e Pdl. “Pur essendo la legge sull’omofobia fuori dal programma di governo – spiega – il Pd sta ancora cercando di fare un accordo che tenga insieme la sua maggioranza, e dire che su questa questione di fatto alla Camera c’è una convergenza ben più ampia. Staremo a vedere. Se faranno un accordo dove prevale il buon senso allora si potrà ancora discutere, se invece dovesse esserci una svendita sui contenuti sarebbe davvero un peccato, perché ci sarebbe comunque l’introduzione di un reato che incredibilmente non garantirebbe alcune categorie, e questo non può essere accettabile”.

Nel pomeriggio, l’imprevisto slittamento dell’approvazione del decreto legge aveva scatenato la bagarre in aula. Il Movimento 5 Stelle ha attaccato a testa bassa la presidente della Camera Laura Boldrini accusandola di non essere imparziale per aver concesso al “comitato dei nove” di riunirsi nuovamente per cercare un accordo tra Pd-Pdl. “Se non riesce ad essere imparziale – questa l’accusa del deputato Christian Iannuzzi – allora si dimetta”. L’ennesima aggressione, poi parzialmente smentita da altri esponenti del movimento di Grillo – “il collega non ha chiesto le dimissioni, le ha chiesto di garantire tutti deputati…” – ha provocato un coro di solidarietà “bipartisan” cui in serata si è aggiunta una nota del Quirinale: “Si tratta di attacchi inammissibili, che non possono essere tollerati, ai principi della convivenza democratica. E’ essenziale che in una fase così delicata per le Camere la dialettica si svolga nelle aule parlamentari in un clima civile”.