La domenica nera della Germania: dalla “rivoluzione” dell’ultra destra evitata per un soffio nel municipio simbolo dell’Est, alla clamorosa svolta delle indagini sull’omicidio di Walter Lübcke (il politico pro-migranti freddato con un colpo di pistola il 2 giugno) che ora esplorano l’inquietante vita di tale Stephan E., che a quella galassia ideologica risulta affine. Due fatti distinti, distanti 455 chilometri, e accomunati solo dalla pagina sul calendario. Quasi mai, tuttavia, corrisponde al diario della politica.

DOMENICA mattina a Görlitz i fascio-populisti credevano davvero nell’impresa elettorale. Mentre tutti gli altri cittadini hanno temuto, altrettanto seriamente, di risvegliarsi con il primo sindaco di Alternative für Deutschland della storia.

Nella roccaforte di voti dell’ultra-destra, il ballottaggio per il municipio si risolve invece a favore della Cdu grazie al fronte comune costruito insieme a tutti gli altri partiti che è riuscito a fermare la corsa, apparentemente inarrestabile, del candidato xenofobo.
Alla conta delle schede, il cristiano-democratico, Ottaviano Ursu, raccoglie il 55,2% contro il 44,8% dell’aspirante «Oberbürgermeister» di Afd, Sebastian Wippel. Al candidato degli «alternativi» non bastano i sette punti di vantaggio del primo turno: il «soccorso» di Franziska Schubert dei Verdi forte del 28%, e di Jana Lübeck della Linke con il 5,5% è fondamentale per la vittoria del suo diretto avversario.

Uno schema che nelle urne di Görlitz funziona dopo gli inviti pubblici da parte di entrambe a votare Cdu in nome della lotta «contro il razzismo e la xenofobia».

QUASI nelle stesse ore, nel profondo Ovest, la polizia di Kassel comunicava la seconda svolta delle indagini sull’omicidio Lübcke. Agli arresti da domenica pomeriggio Stephan E., 45 anni, corrispondente al Dna ritrovato sui vestiti del politico della Cdu.
Tutt’altro che un volto sconosciuto alle cronache giudiziarie e giornalistiche, dato che si tratterebbe di un neonazista militante già condannato nel 1993 per l’attentato davanti al centro-profughi di Hohenstein-Steckenroth (Assia) e nel 2009 per avere assaltato la sede di un sindacato in Nordreno-Vestfalia. Nell’orbita della Npd nel recente passato, è stato anche attivista dell’organizzazione «Combat 18» – illegale in Germania – che si rifà non solo nel nome ad Adolf Hitler.

A SENTIRE i venti titolari dell’indagine su Lübcke, l’attenzione del pool si è concentrata sul sospetto (il secondo del caso dopo il giovane arrestato la settimana scorsa, poi rilasciato) a causa della sua «assidua frequentazione ai circoli della destra estrema» di Kassel. Poi la polizia ha setacciato del database dell’Ufficio federale criminale (Bka) dove è saltato fuori il doppio fascicolo di Stephan E. insieme alle inquietanti connessioni con «Combat 18».
Secondo l’Ufficio per la protezione della Costituzione (VfB, opera come controspionaggio) l’organizzazione nata nel Regno Unito da una costola della reta neonazista «Blood & Honor» è presente in Germania da almeno nove anni.

Il rapporto ufficiale del VfB riporta come «almeno alcuni dei membri o sostenitori di “Combat 18” in Germania abbiano la volontà di combattere».
E ancora nella relazione dei servizi riemerge il «nero» dell’Assia: qui vivevano due delle vittime dei cosiddetti «delitti del Kebab», la strage contro gli immigrati dei terroristi della Nsu.
In attesa di confermare i sospetti sull’estremista arrestato, a Kassel si attende anche l’intervento della procura federale competente per i «casi penali gravi per lo Stato». Va prima accertato però il movente politico.