Due anni con pena sospesa per Gianni Macchiarolo, il carabiniere che a settembre di 4 anni fa uccise Davide Bifolco, un ragazzino alle soglie del suo diciassettesimo compleanno, colpevole di girare la notte per le strade del Rione Traiano di Napoli in tre su un motorino senza assicurazione. La pattuglia era in giro alla ricerca di un altro ragazzo, fuggito dai domiciliari, incrociarono il terzetto e cominciarono l’inseguimento: l’auto di pattuglia speronò il motorino, uno dei tre fuggì, gli altri due finirono a terra. Davide aveva il ginocchio fratturato, non poteva scappare, Macchiarolo sparò un colpo dall’alto verso il basso, alle spalle.

La famiglia, con l’avvocato di parte, ha sempre sostenuto che fosse omicidio volontario, l’accusa colposo: con il rito abbreviato in primo grado la condanna è stata fissata in 4 anni e 4 mesi, ieri i giudici della seconda sezione della Corte d’Appello l’hanno ridotta a 2 anni con pena sospesa, è stata persino revocata l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, inflitta al carabiniere nel grado precedente. La difesa di Macchiarolo ha sostenuto, creduta quindi dai giudici, che il colpo fosse partito per sbaglio, il carabiniere sarebbe inciampato. Secondo i periti della famiglia, però, l’angolo di entrata non è compatibile con questa ricostruzione né è così semplice sparare: bisogna aver tolto la sicura, avere già il dito sul grilletto e mettere una discreta pressione. I riscontri sulla scena furono eseguiti dai colleghi di Macchiarolo: il bossolo non è mai stato trovato; il corpo di Davide, già morto, fu caricato sull’ambulanza (come se fosse ancora vivo) senza eseguire i rilievi sul posto. La consulenza balistica è stata considerata non attendibile dallo stesso magistrato giudicante, che infatti ha concesso alle parti civili di riascoltare in aula il loro consulente. Infine, per settimane dopo il decesso gli investigatori hanno sostenuto che i tre sullo scooter fossero armati, senza alcun riscontro.

«Solo due anni, neanche se fosse stato ucciso un cane», il commento dei genitori alla lettura della sentenza. Nel pomeriggio si è svolta una manifestazione nel Rione contro la decisione della Corte d’appello, l’appuntamento era davanti al muro dove lo street artist Jorit Agoch ha dipinto il ritratto di Davide. Un corteo ha poi attraversato le strade di Fuorigrotta urlando «Assassini con la divisa». Il padre della vittima, Gianni Bifolco, ha commentato: «Le prove sono state inquinate. È stato un omicidio volontario e invece lo hanno giudicato colposo, gli hanno dato il massimo della pena con il rito abbreviato in primo grado e in Appello solo due anni perché c’è stato un concordato tra accusa e difesa. L’altro mio figlio per aver rubato un motorino è finito in galera. Davide è stato trattato così perché è figlio delle periferie». La famiglia ha presentato una denuncia per occultamento di prove, sperano che si apra un nuovo processo che faccia giustizia.