A Tegucigalpa, capitale dell’Honduras, martedì 6 aprile è iniziato il processo contro il presunto mandante dell’omicidio di Berta Caceres, e il tentato omicidio – del messicano suo ospite – Gustavo Castro, avvenuto nella notte tra il 2 e il 3 marzo del 2016. Gli avvocati della difesa hanno cercato di far saltare l’inizio del procedimento, riuscendo, però, solo a spostare la partenza di sei ore.

L’imputato unico è Roberto David Castillo Mejía, già agente del servizio segreto militare honduregno e quindi presidente della società Desarrollos Energéticos S.A (DESA), azienda incaricata della realizzazione del progetto di costruzione della diga Agua Zarca, opera contro cui Berta, le comunità Lenca e il consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras (Copinh) combattono da diversi anni.

La lotta contro la diga nacque anche a causa degli atti corruttivi con cui l’azienda ottenne la concessione per edificare sulle sponde del fiume Gualcarque, considerato sacro e inviolabile dalle popolazioni originarie del territorio. La stessa logica corruttiva portò al tentativo, da parte dello stesso imputato, di corrompere Berta Caceres, tentativo fallito miseramente.

Sergio Ramón Rodríguez Orellana, manager della DESA, Douglas Geovanny Bustillo, ex militare, Mariano Díaz Chávez, un maggiore dell’esercito e altre quattro persone sono già state condannate come autori materiali dell’omicidio. Castillo Mejía è entrato nell’orbita degli indagati per uno scambio di messaggi e per alcune chiamate con Geovanny Bustillo, condannato per essere tra gli esecutori del piano assassino. Secondo l’accusa Castillo Mejía ha fornito logistica e risorse economiche oltre ad aver collaborato direttamente con il commando che uccise l’ambientalista nella sua abitazione. Il dibattimento dovrebbe concludersi il prossimo 30 aprile, secondo il portavoce della magistratura Melvin Duarte, e quindi il tribunale emanerà la sentenza.

Per il Copinh, gli amici e la famiglia dell’attivista, il processo non è importante solo per dimostrare il ruolo di Castillo nell’omicidio di Berta, ma anche e soprattutto per dimostrare la presenza di altri mandanti che, però, continuano a restare impuniti. Secondo quanto si legge in un comunicato del Copinh «Daniel Atala Midence, Jacobo Atala, Pedro Atala, e Jose Atala» sono i veri mandanti, e sono considerati i capi di Castillo Mejía.

L’avvocato della famiglia di Cáceres, Víctor Fernández, si dice convinto del castello accusatorio presentato contro Castillo Mejía e aggiunge «per noi, l’importanza del processo contro Roberto David Castillo Mejía è aprire la strada ai veri mandanti anche se per ora lo Stato dell’Honduras non ha mostrato l’interesse necessario». Lo stesso avvocato ha aggiunto: «Ci auguriamo che il sistema amministrativo della giustizia abbia l’indipendenza, la determinazione e il coraggio di indagare, perseguire e condannare. Questa è un’altra delle sfide che ci aspettano».