Omicidi selettivi in Venezuela. L’eventualità torna ad affacciarsi dopo l’assassinio del tenente scelto, Marco Antonio Cortez Caria, 29 anni, che faceva parte della scorta presidenziale. Cortez è stato ucciso domenica in autostrada, dopo aver lasciato un Circolo militare nella capitale. Nello stesso giorno, a Maracay (nello stato Aragua), è sfuggita a un agguato una giornalista televisiva, Llafrancis Colina, volto noto della trasmissione giovanile «Zurda Konducta». Un programma nuovo e battagliero, che coniuga satira e inchiesta politica. Colina, detta «la negra», durante la trasmissione ha spesso indagato e preso di petto i responsabili delle proteste violente contro il governo che – dalla prima settimana di febbraio a oggi – hanno provocato 41 morti. Fra le vittime, anche la madre, morta d’infarto perché le «guarimbas» (barricate di chiodi, cemento e spazzatura data alle fiamme) le hanno impedito di raggiungere l’ospedale. Secondo gli inquirenti, Colina è scampata a un attentato, e alcuni sospetti sono già in carcere.

Il 25 aprile, nello stato di Miranda, è stato torturato e ucciso Eliezer Otaiza, figura storica del chavismo, ex responsabile dell’intelligence: con modalità tipiche del paramilitarismo, ha detto il ministro degli Interni Miguel Rodriguez Torres. Dopo questi due ultimi episodi, Torres ha avanzato l’ipotesi che «il piano cospirativo contro il Venezuela stia entrando nella fase degli omicidi selettivi». Lo confermerebbe il quadro delle inchieste in corso e le indicazioni emerse dall’arresto di 58 stranieri: alcuni provenienti da fuori, altri residenti in Venezuela e legati ai servizi segreti di altri paesi. Azioni pianificate da lungo tempo, aveva detto il ministro al manifesto, citando la cosiddetta «festa messicana» dell’estrema destra.

Qualche giorno fa, ha mostrato in televisione alcune mail inviate dall’avvocato Arroyo al faccendiere Burelli, il 20 ottobre del 2010: per organizzare la riunione dell’estrema destra nella capitale messicana, a cui hanno aderito alcuni dirigenti studenteschi oltranzisti e diversi politici. Molti di questi – ha detto Torres – sono oggi in campo con gli stessi obiettivi contro Maduro. «Esattamente 10 anni fa – ha aggiunto – un gruppo di militari e civili si è riunito al 204 della via Los Jardines del Country club insieme al paramilitare José Ayala. Allora intendevano bombardare il comandante Hugo Chavez durante il programma ’Alo, presidente’ e scatenare una guerra civile. Alcune di queste persone ora tentano con gli stessi metodi di rovesciare il governo Maduro». Secondo i documenti di Wikileaks, il dirigente di Voluntad Popular Leopoldo Lopez, ora in carcere, è citato almeno 77 volte nei telegrammi diplomatici degli Usa.

E un’altra leader dell’opposizione oltranzista, Maria Corina Machado, non ha mai fatto mistero dei suoi legami con i falchi del Pentagono e con l’estrema destra latinoamericana. «Ogni volta che Lopez andava in Colombia – ha detto Torres – si incontrava con Uribe e se qualcuno s’intende di violenza, falsi positivi e sparizioni forzate, quello è lui».

Uribe, eletto senatore per il Centro democratico, ha respinto le accuse. Nella sua inchiesta settimanale, il noto giornalista José Vicente Rangel ha invece supportato le affermazioni del ministro Torres parlando di una «concentrazione di paramilitari colombiani pronti a entrare in Venezuela a fine maggio per diverse vie». D’altronde – ha ricordato Rangel – presto usciranno dal carcere colombiano circa 400 paramilitari, fra i quali uno dei loro capi storici, Julian Bolivar. Tutti legati all’uribismo.