Tra misure straordinarie di sicurezza, in un clima di grande tensione, è cominciato ieri ad Atene il maxi-processo contro Alba Dorata (Chrysi Avghi), il partito nazista che rimane la terza forza politica nel parlamento greco (con il 6,8%) dopo Syriza e Nea Dimokratia.

In un momento assai difficile per l’intera società greca, visto che le trattattive tra governo e creditori internazionali sono in corso, le casse dello Stato si stanno svuotando e le voci per un default si moltiplicano, la giustizia ellenica deve decidere se Alba Dorata è o meno un’organizzazione criminale responsabile tra l’altro di omicidi a sfondo razzista, oppure è semplicemente un’organizzazione nazionalista che ha il diritto di esistere a livello istituzionale, in Grecia come nel resto dell’Europa.

Indubbiamente ci sono degli indizi forti descritti nelle settecento pagine del rapporto stilato dal procuratore che possono dimostrare gli atti criminali dell’organizzazione, ovvero una struttura diretta dall’interno del parlamento, basata sulla gerarchia, l’obbedienza cieca dei sottoposti ai comandi dei superiori, l’addestramento militare dei propri militanti, l’ uso delle armi da fuoco, con “squadroni” di pronto intervento per aggredire soprattutto i migranti considerati «spazzatura» e attivisti della sinistra identificati come «traditori».

L’Europa sappia che…

Nel caso in cui la tesi sostenuta dal pubblico ministero dovesse risultare infondata, Alba Dorata, in un paese sprofondato in piena crisi economica, potrebbe veder crescere vertiginosamente i suoi consensi. Non a caso Alexis Tsipras e i ministri greci fanno spesso presente ai partner europei che nel caso le trattattive per le riforme dovessero fallire, il pericolo di una crescita nazista è reale. Lo dimostra il fatto che Alba Dorata da gruppo marginale che era, sfruttando il malcontento e la rabbia dei greci verso l’establishment politico nell’arco di pochi anni, dal 2012 in poi, è riuscita a ottenere tre seggi nell’europarlamento e 17 nel parlamento greco.

Il processo dopo tante controversie si svolge al carcere di Korydallos, circondato ieri da centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa mentre migliaia erano i manifestanti che protestavano contro i crimini razzisti di Alba Dorata. Tra gli assassinati il rapper antifascista Pavlos Fyssas, ucciso dall’attivista di Alba Dorata, Jorgos Roupakias, la sera del 18 settembre 2013. Fu la goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’episodio che ha convinto il governo conservatore di allora che era giunto il momento di muoversi contri i nazisti. E lo stesso fece anche la giustizia.

Dieci giorni dopo vennero arrestati il fondatore e leader del partito Nikos Michaloliakos, il portavoce Ilias Kassidiaris, già noto per aver aggredito deputati della sinistra, il vice-presidente nazionale Christos Pappas, quasi tutti i i membri del gruppo parlamentare, tanti dirigenti locali e due agenti della polizia. 36 persone in tutto.

Nello stesso tempo vennero freddati da ignoti due membri dell’organizzazione. In quel caso gli inquirenti hanno parlato di killer professionisti, ma ambienti di estrema destra attribuiscono l’uccisione dei loro attivisti alla Setta rivoluzionaria, un gruppo anarchico considerato responsabile di altri omicidi.

Parlamentari a mano armata

L’inchiesta è durata quindici mesi durante i quali gli inquirenti ma anche la stampa locale hanno rivelato in base anche a testimonianze di nazisti pentiti che esiste una vera e propria struttura militare e che ci sono dei rapporti stretti tra l’organizzazione con nuclei in seno della polizia, della guardia costiera e dei servizi segreti. Si descrivono inoltre centinaia di attachi a migranti e attivisti di sinistra, di furti, ricatti, incendi dolosi, tentati omicidi e omicidi commessi da commandos di uomini in camicia nera, armati di manganelli e coltelli.

Durante le perquisizioni, poi, nelle abitazioni dei parlamentari del partito sono state trovate armi da fuoco, svastiche e altri oggetti che si riferiscono al nazismo. Sette membri del gruppo parlamentare di Alba Drata sono tuttora in carcere.

Il 16 ottobre 2014 la Corte di appello di Atene a maggioranza quasi assoluta (un solo membro contrario) ha rinviato a giudizio 69 persone, tutti membri del partito nazista con l’imputazione di «partecipazione a un’organizzazione criminale». Tra le persone rinviate a giudizio, lo stesso Michaloliakos, parlamentari ed ex deputati, dirigenti, ex poliziotti e l’assassino di Fyssas. Sono tutti accusati di associazione a delinquere, possesso di armi da fuoco, tentato omicidio.

Ieri dei 69 accusati ne erano presenti in aula 44, tra i quali soltanto due deputati. Il tribunale ha rinviato all’8 maggio il maxi-processo, che a sentire gli avvocati si concluderá tra un anno.