Era stato addestrato e armato dalle forze Usa, proprio come i mujaheddin afghani negli anni Ottanta, Omar al Shishani (il Ceceno), ministro della guerra dello Stato islamico (Isis), rimasto ucciso nei giorni scorsi nella città di Shirqat (Mosul) in un raid aereo americano. Al Shishani si era unito allo Stato Islamico dopo essere stato allontanato da un’unità delle forze speciali dell’esercito georgiano, addestrata e finanziata dagli Usa ai tempi della guerra tra la Georgia e la Russia nel 2008. In ogni scenario di guerra in Medio Oriente e in Asia centrale emergono i risultati delle politiche statunitensi di finanziamento e addestramento di individui e gruppi, anche i più fanatici, da usare contro il nemico di turno. Per poi pagarne le conseguenze negli anni successivi.

Al Shishani, 30 anni, folta barba rossa, era arrivato in Siria nel 2012, distinguendosi subito per le sua capacità militari e scalando rapidamente le gerarchie dello Stato Islamico. Il “Califfo” Al Baghdadi si era affidato soprattutto a lui quando due anni fa i jihadisti nel giro di pochi giorni hanno preso il controllo di vaste porzioni dell’Iraq unendole ai territori già conquistati in Siria. Era considerato un sostenitore della linea più dura verso i nemici del Califfato e sulla sua testa da tempo pendeva una taglia da 5 milioni di dollari. Già lo scorso marzo era trapelata la notizia della sua uccisione in un raid americano nel nord della Siria ma l’Isis aveva smentito. Questa volta, invece, è arrivata la conferma di Amaq, l’agenzia di stampa dell’Isis. In una occasione al Shishani aveva affermato che la costituzione dello Stato Islamico presentava solo due possibilità: il successo o il martirio. Ha ricevuto quanto si attendeva.