Marco Tamburini oggi avrebbe appena passato la sessantina. Un terribile schianto in moto a Bologna se l’è portato via cinque anni fa, privando il mondo del jazz del trombettista di Cesena che sapeva essere gentile e focoso, lirico e tagliente come pochi altri, in un mondo, quello del jazz italiano, che pure conosce parecchie eccellenze reali. Poi c’era il carattere della persona, un galantuomo nella vita oltre che nella musica. Giusto ricordarlo il miglior modo per ripercorrere le sue piste musicali che ripercorrevano i passi di Miles, di Chet, di Farmer, di Dorham, e tanti altri maestri della modernità fusi assieme in una poetica matura e avventurosa è tornare a far risuonare la musica che ha scritto. Se ne occupa la strepitosa big band di musicisti che aveva messo assieme nel ’99 con il trombonista Roberto Rossi e il sassofonista Piero Odorici, riunendo grandi solisti emiliani e toscani. Qui trovate, oltre ai cofondatori, gente come Fabrizio Bosso, Marcello e Pietro Tonolo, e gli arrangiamenti pastosi e filanti assieme di Stefano Paolini. Dieci i brani compresi, tutti dalla penna magica di Tamburini: con una menzione particolare per la struggente My Life is Now.