Il rapporto d’amore tra Rudolf Nureyev e il Teatro alla Scala iniziò una sera del 1965: Rudi, l’iconoclasta, l’artista focoso, indomabile e domatore, è Romeo al fianco di Margot Fonteyn. Un debutto rimasto nella storia. Negli anni Nureyev tornò tante volte al Piermarini, da danzatore e coreografo: le sue rivisitazioni dei grandi classici restano inconfondibili per le difficoltà distribuite ai protagonisti come agli ensemble, per il piglio e l’approfondimento psicologico dei ruoli maschili, per la relazione quasi vorace con la musica, che fosse Cijakovskij o Prokof’ev, Minkus o Glazunov: «A ogni nota un passo» è il classico motto che ancora oggi ne definisce il graffio.

MANUEL LEGRIS, direttore del Ballo scaligero da questa stagione complicata, aveva solo 22 anni quando Nureyev, allora direttore dell’Opéra di Parigi, lo nominò nel 1986 étoile. Conoscitore eccellente del repertorio del maestro, Legris ha ideato per i ballerini scaligeri Omaggio a Nureyev, una serata di grandi estratti in streaming sui canali Facebook e YouTube del Teatro e sul sito della Scala domenica 28, alle 20.00. Riprese a cura di Metis tv, online per una settimana. Spettacolo atteso, bloccato un mese fa a causa di un presunto, poi svanito, focolaio nel Ballo, ora finalmente pronto.

19 marzo, pomeriggio di registrazione: a ogni collega un palco tra il quarto e il terzo ordine, tra gli ospiti Carla Fracci e il marito Beppe Menegatti, orchestra in platea. Dall’alto la visione dà risalto agli unisoni, che Nureyev firma saettanti in velocità e brio, inquadrando passi a due e variazioni singole nella grandezza del teatro vuoto che si vorrebbe pieno.

Si comincia con Don Chisciotte. Due gli estratti, dal secondo atto. Prima scena di gruppo con gli zingari, incanto boschivo con il quadro delle Driadi, le ninfe tra cui si perde Don Chisciotte. È il retaggio del sogno romantico e post-romantico, la visione di Dulcinea in un bosco irreale: unisono al femminile di smalto, guidato dalla prima ballerina Nicoletta Manni (Kitri/Dulcinea) con Maria Celeste Losa (la regina delle Driadi) e Agnese Di Clemente (amore). Secondo titolo, La bella addormentata: Legris opta per l’Adagio della rosa, gioco adamantino di equilibri in attitude con la radiosa prima ballerina Martina Arduino.

ATTESO l’assolo da Manfred, balletto creato da Nureyev nel 1979 dal poema di Byron, rivisto nel 1986 all’Opéra di Parigi, musica di Ciajkovskij. A danzarlo Claudio Coviello, primo ballerino di sopraffina musicalità e temperamento drammatico: un pezzo moderno e teso, una bella sorpresa del Gala.

Immancabile Il lago dei cigni: Legris sceglie lo svettante passo a tre tra il perfido Rothbart di Christian Fagetti, l’incantato Principe Siegfried di Timofej Andrijashenko, l’ingannatrice cigno nero Odile di Nicoletta Manni.
Il viaggio tocca anche la curiosa Cenerentola hollywoodiana, con il fluido passo due interpretato da Gabriele Corrado e Alessandra Vassallo.

Rivelatorio di quanto Nureyev disegnasse per sé irte sequenze maschili è il passo a due del balcone da Romeo e Giulietta, prova di spicco per Marco Agostino con Vittoria Valerio.

GRAN FINALE con l’elettrizzante divertissement all’ungherese dal terzo atto di Raymonda, capolavoro del 1898 dell’ultimo Petipa rivisitato più volte da Nureyev: alla Scala la sua versione si vide soltanto nel 2000, ospite l’Opéra di Parigi. Musica di Glazunov, velata da sogni che creano turbamenti, il tocco Nureyev richiede appeal tecnico e affondo interpretativo. Con la prima ballerina Virna Toppi (Raymonda), Nicola Del Freo (Jean De Brienne), Maria Celeste Losa (Henriette), Antonella Albano (Clemence) e il Corpo di Ballo.