Esistono una «grammatica» dell’improvvisazione jazz come una «retorica» e – da decenni – una didattica. Su quest’ultima e più in generale sull’atto della «composizione istantanea» getta una luce inedita e vivificante il testo di Enrico Intra dal titolo Improvvisazione Altra? (Rugginenti, pp.154, euro 25, Cd allegato).

Intra è da decenni pianista, compositore, didatta ed una delle menti più aperte e fertili del jazz (e della musica tout-court) europea. Nell’introduzione chiarisce che «le regole sono fatte per essere trasgredite, da sole non bastano, sono solo un riferimento che l’artista creativo piega alla propria fantasia (…) La storia evolutiva del percorso del linguaggio jazz lo conferma: dalla tonalità all’extratonale, le norme sulle quali si sono sviluppate sia la composizione, sia l’improvvisazione, sono state periodicamente superate per orientare il percorso musicale verso «l’altro» possibile»» (p.XI).

Enrico Intra vuole infatti andare oltre l’improvvisazione basata «sulla costruzione di frasi sopra una sequenza armonica» e propone – dopo averla sperimentato come artista e didatta – «la possibilità di un modo diverso di improvvisare e di suonare insieme, fondato su parametri ritmici, timbrici, tematici, dinamici e altro ancora». A ciò è dedicata buona parte del volume con esempi musicali ed esercizi (che coinvolgono Marco Mariani, Giulio Visibelli, Roberto Rossi, Riccardo Bianchi, Luigi Tessarollo e Marco Vaggi) mentre nel cd allegato ci sono ben 33 tracce con scale ed esercitazioni (per vari organici) in cui si ascolta anche David Liebman.

Ad impreziosire ancor più il volume edito da Rugginenti – e a renderlo di sicuro interesse non solo per i musicisti – sette brevi saggi e le Riflessioni (diario di bordo) dello stesso Intra. Alessandro Melchiorre afferma che «l’elettronica, a differenza della musica scritta su notazione tradizionale in partitura, costringe il compositore a recuperare una dimensione performativa» (p.3); Luigi Pestalozza sostiene che «oggi l’importanza dell’improvvisare musicale sta nel suo reale e quindi ’vero’ muoversi per trasformare l’ascolto in qualcosa di attivo (…) per realizzare musica che non dipende dall’ordine esistente» (p.12).

E ancora Vincenzo Caporaletti sottolinea che ««l’improvvisazione, mentre si fa, innesca e rafforza questa vivificante circolazione e flusso di energia audiotattile nel performer e la trasfonde ugualmente nell’ascoltatore» (p.14) mentre Maurizio Franco precisa che «l’utilizzo in senso semantico espressivo di parametri quali il suono, la variazione ritmica, il silenzio è fondamentale per cambiare le prassi dell’improvvisazione» (p.19). Il «semplice manuale d’uso» diventa feconda occasione di riflessione collettiva «aperta» con i contributi anche di Giacomo Manzoni, Giovanni Damiani e Andrea Melis.

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