Sindacati di base, movimenti No Tav e No Triv, studenti e associazioni della sinistra diffusa, partiti e reti di movimento. Il referendum è stato vinto anche dal fronte del «No sociale» di sinistra e irriducibile al fronte xenofobo, sovranista e di destra del No al referendum. Il «No sociale», diverso dai Cinque Stelle, ha manifestato due volte a Roma: con 40 mila persone il 22 ottobre, all’indomani dello sciopero generale dei sindacati di base (Usb e Adl Cobas in testa); con 50 mila il 27 novembre. Ci sono stati i cortei studenteschi del 7 ottobre e 17 novembre, quello a Firenze del 5 novembre.

Una mobilitazione capillare, raccontata su Il manifesto, assente  dal racconto della politica «ufficiale». Il «No sociale» ha intuito subito che la precarizzazione del Jobs Act, l’imposizione della riforma della scuola, le politiche predatorie dello Sblocca Italia avrebbero alimentato un rifiuto colossale delle politiche renziane. I primi dati sulla composizione sociale del voto lo confermano: tra chi, oltre ad essere giovane ma anche meno giovane, è anche disoccupato, le ragioni del No hanno fatto presa in maniera maggioritaria. Il voto sembra avere dato parola alla maggioranza di un quinto stato precario, a cominciare dai voucher, altra eredità devastante del governo.

A metà luglio in Valsusa, racconta il movimento No Tav in una nota, è stata organizzata una grande assemblea alla quale hanno partecipato tutti i movimenti: «oltre alla difesa della Costituzione, avevamo chiaro che la partita da giocare era anche un’altra quella che avrebbe permesso di mandare a casa questo governo». In Valsusa il «No» ha superato in molti comuni il 70%.

Lo sciopero generale dei sindacati di base un altro appuntamento decisivo: «Siamo stati protagonisti di una grande campagna politica – sostiene Usb – Rivendichiamo questo ruolo». Gli studenti della Rete della Conoscenza hanno cominciato la campagna volantinando sulle spiagge: «Il nostro No è stato ricostituente per una generazione disillusa dalla politica» sostengono. Che un quadro istituzionale variegato converga verso l’ipotesi, al momento ipotetica, di elezioni anticipate è il segno «di un tentativo di cattura di un qualcosa che minaccia anche loro» è l’analisi di InfoAut. Ora si pone il problema di proseguire un cammino, non semplice, in cui la crisi politica sarà rinchiusa nel perimetro di un esecutivo «tecnico». L’obiettivo, in prospettiva, è abolire tutte le riforme renziane. «È decisiva una grande alleanza politica, sociale e sindacale – sostengono i Cobas – nessuna organizzazione o settore sociale può seriamente pensare di modificare da sola la politica liberista in Italia». «Potremo continuare a far vivere questa convergenza oltre la finestra referendaria e gli usi di destra del voto?» domanda un editoriale su Global Project.