L’Olp e l’Anp hanno mantenuto per tutta la campagna elettorale israeliana una posizione di basso profilo. Dietro le quinte però i dirigenti palestinesi speravano nella vittoria del laburista Herzog e nell’uscita di scena del loro nemico storico, Benyamin Netanyahu. Il premier israeliano invece ha vinto, nettamente, le legislative del 17 marzo e in casa palestinese si ritengono ormai chiuse tutte le porte della ripresa del negoziato. Netanyahu qualche giorno ha escluso la creazione dello Stato di Palestina e ha annunciato una nuova massiccia campagna di colonizzazione in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Da parte loro i palestinesi annunciano l’accelerazione della pratica contro Israele per crimini di guerra che presenteranno alla Corte Penale Internazionale.

Ne abbiamo parlato con Xavier Abu Eid, il portavoce dell’Olp.

Il negoziatore capo palestinese Saeb Erakat conferma l’azione dell’Olp alla Corte Penale Internazionale contro Israele ed esorta la comunità internazionale a sostenere gli sforzi della Palestina, in quanto Paese sotto occupazione.

Erekat ha spiegato che il futuro governo israeliano, è stato lo stesso Netanyahu ad annunciarlo, non sosterrà la creazione del nostro Stato indipendente e proseguirà le politiche di colonizzazione di Cisgiordania e Gerusalemme Est. Di fronte a queste intenzioni, l’Olp proseguirà con determinazione le sue iniziative per internazionalizzare la questione palestinese, inclusa l’azione presso la Corte Penale Internazionale. Si tratta di decisioni già prese, che non saranno cambiate.

Tornerete a rivolgervi anche al Consiglio di Sicurezza dell’Onu per ottenere il riconoscimento dello Stato di Palestina?

Sino a quando saremo sotto occupazione militare (israeliana), sino a quando subiremo crimini, ci rivolgeremo a tutte le istituzioni internazionali per realizzare attraverso la diplomazia i nostri diritti. Ci rivolgeremo all’Onu, alla Corte Penale Internazionale e a tutte le parti che riterremo importanti per la nostra causa. Nessuno può accusarci di non aver allertato la comunità mondiale sulle politiche di Israele nei confronti dei palestinesi. Purtroppo troppi sono rimasti in silenzio.

I palestinesi chiuderanno i ranghi ponendo fine alla frattura politica che da anni divide Fatah, il partito del presidente Abu Mazen, e il movimento islamico Hamas? La riconciliazione raggiunta un anno fa è rimasta un pezzo di carta.

L’unità nazionale palestinese è un dovere e ci auguriamo che Hamas smetta di essere un braccio della società dei Fratelli Musulmani e aderisca al movimento nazionale palestinese, in modo che si possa lavorare tutti insieme nell’interesse esclusivo dei palestinesi

Lei critica l’atteggiamento di Hamas ma il movimento islamico dice di aver avvertito che il negoziato è inutile perchè Israele non intende rispettare i suoi obblighi internazionali e permettere la realizzazione delle aspirazioni del popolo palestinese.

L’Olp non vuole negoziare per il piacere di negoziare. Abbiamo accettato di partecipare alle trattative con Israele con obiettivi precisi. E infatti lo scorso aprile, quando questi obiettivi sono apparsi irraggiungibili a causa del comportamento israeliano, abbiamo interrotto i colloqui (mediati dal Segretario di stato Usa John Kerry, ndr). Comunque sia Hamas non ha rigettato l’idea della proclamazione di uno Stato palestinese nei confini del 1967 (nei territori di Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est, ndr). Quindi le considerazioni del movimento islamico sulla inutilità dei negoziati con Israele vanno bene per un uso interno ma la realtà è un’altra.

I mediatori nel negoziato restano gli Stati Uniti che in tutti questi anni non hanno aiutato la realizzazione dei vostri diritti.

Pensiamo che il punto centrale era e resti l’atteggiamento di un partner che riconosca la soluzione dei “Due Stati” e intenda mettere fine all’occupazione. Purtroppo il signor Netanyahu ha detto di voler agire proprio per impedire la creazione dello Stato di Palestina.

Ora avete un grave problema finanziario da risolvere. Israele continua a bloccare fondi palestinesi per centinaia di milioni di dollari in risposta alla vostra decisione di aderire alla Corte Penale Internazionale.

Netanyahu vuole strangolare economicamente le nostre istituzioni. Domani (giovedì, ndr) avremo un meeting della leadership palestinese che servirà a decidere i nostri passi futuri e per trovare una soluzione alle difficoltà che Israele sta provocando al nostro governo.