In attesa delle grandi novità promesse riguardo al cinema italiano di cui a Venezia si dovrebbe vedere una nuova onda, guardiamo un po’ indietro negli anni. Accanto alle panoramiche rituali, ai suggerimenti su alcune imprescindibili opere dall’ovest e dall’est, soffermiamoci su due materiali inediti proposti dall’Istituto Luce. Il primo, «Il tentato suicidio nell’adolescenza» è una folgorante scoperta che porta la firma di Ermanno Olmi, uno dei suoi documentari «scientifici» come lo erano La diga sul ghiacciaio o Tre fili fino a Milano, tra i quaranta da lui realizzati alla fine degli anni Cinquanta. Il film che sarà un evento delle Giornate degli Autori è stato scoperto solo qualchea mese fa nell’archivio della Fondazione Luigi Micheletti, a Brescia, da un ricercatore del Luce e uno della fondazione, in una scatola contrassegnata come T.S. (tentato suicidio). Era stato commissionato dalla casa farmaceutica Sandoz nel ’68 quando già il regista da una decina di anni aveva esordito prendendo spunto anche dal suo lavoro di documentarista. In questo lavoro sono presenti in un voluto rapporto conflittuale i due elementi creativi come a sottolineare le due fonti di ispirazione: da una parte la presenza autorevole del direttore dell’ospedale psichiatrico di Milano, di altri medici e psichiatri che con freddezza clinica e tabelle esplicative illustrano i dati e le cause del fenomeno che sembra colpire notevolmente più le ragazze che i ragazzi. Dall’altra Olmi racconta una infelice storia d’amore caratterizzata dalla differenza di classe, curioso di indagare (come molti registi all’epoca) la grande trasformazione giovanile in atto, fatta anche di musica, gestualità e disagio.
Il secondo film è stato costruito da Alessandro D’Alessandro a partire dai materiali girati a Barbiana nel ’65 dal padre Angelo che insegnava al Centro Sperimentale e ritrovati dopo la sua morte: per la prima volta don Milani aveva accettato di essere ripreso nella sua attività di insegnante rivoluzionario. Poiché ai suoi ragazzi forniva tutti i possibili materiali con cui confrontarsi per acuirne il senso critico. Sul tavolo di studio vediamo tra i giornali e le riviste che dopo pranzo i ragazzi leggevano attentamente “dalla prima pagina all’ultima” anche il pestifero «Borghese», senza dimenticare che all’epoca nelle scuole i quotidiani non potevano entrare. Certamente, trovandosi di fronte a un cineasta considerato degno («superò l’esame») volle mostrare ai suoi ragazzi anche come si fa il cinema e infatti si presta di buon grado a ripetere alcune scene per favorire il montaggio. Abbiamo visto tempo fa un documentario che andava a ritrovare i ragazzi di Barbiana, ma mancava questo formidabile controcampo, la voce decisa dal dolce accento toscano che afferma certezze inaudite per l’epoca come la lettera incriminata sull’obiezione di coscienza, o come si costruisce il senso critico nelle persone. Voleva che si riprendese il più possibile perché sapeva di essere molto malato e desiderava lasciare qualcosa per il futuro.