Quando nel 1978 Robert Stigwood la vuole al fianco di John Travolta – fresco del successo planetario della Febbre del Sabato Sera – nel ruolo di Sandy in Grease, Olivia Newton John – morta lunedì a 73 anni a Santa Barbara dopo una battaglia trentennale contro il cancro – è già una star a livello mondiale. Consacrata da dischi di platino, hit nelle classifiche e Grammy Awards a profusione, le manca quell’ultimo tassello che la trasformi da fenomeno pop a icona destinata a durare nel tempo. Il ruolo di Sandy è quello giusto per esaltarne vocalità – note altissime dalla forte grana melodica e minore propensione per le basse – personalità e aspetto fisico: magrissima e dal look perfetto accompagnato da una cascata di riccioli biondi. La storia si svolge negli anni ’50 ed è chiaro che il riferimento dei produttori è American graffiti, epoca dalla nostalgia irresistibile – ed è tutta giocata su amori e corteggiamenti – con Travolta nel ruolo del ‘duro rubacuori’ Danny che conosce nel corso delle vacanze la studentessa Sandy. Il plot di Grease è semplice, quasi banale e attinge a piene mani dall’iconografia classica del genere e della Hollywood anni ’50. A esaltare gli spettatori è l’alchimia «perfetta» fra i due protagonisti: John Travolta «bad boy» e Olivia capace di uscire dal cliché delle sue hit un po’ zuccherose che l’avevano caratterizzata fino a quel momento.

Il ruolo in Grease è quello giusto per esaltarne vocalità – note altissime dalla forte grana melodica e minore propensione per le basse – personalità e aspetto fisico.

IL TRIONFO del musical è frutto anche dell’intuizione di Robert Stigwood che si assicurò i diritti della commedia musicale di Jacobs Casey e la affidò nelle mani (abili) del regista Randal Kleise. Grease funziona proprio perché riporta il musical vecchio stile alle generazioni di fine anni settanta, con una colonna sonora ad hoc, pezzi diventati evergreen (You’re the one that I want, Summer Nights) e persino divi che si rilanciano come Frankie Valli interprete del tema omonimo del film (a co-firmarlo c’è anche Barry Gibb, il marchio dei Bee Gees all’epoca dal tocco di re Mida…).

Olivia Newton John nel 1998, foto Ansa

OLIVIA esce da quell’esperienza ancor più convinta dei suoi mezzi, e le classifiche sono a lì a testimoniarlo: Joel Whitburn – esperto americano delle hit – la definisce la «solista numero uno degli anni ’70» Con i suoi nove singoli piazzati nella top 10 del decennio , che includevano tre 45 giri in cima alle classifiche: You’re the One That I Want, il duetto con Travolta inserito in Grease, ha trascorso quasi sei mesi nelle charts di Billboard.
La carriera dell’artista britannica – era nata a Cambridge il 26 settembre 1948 e si era trasferita con la famiglia in Australia all’età di 5 anni – inizia ai tempi di liceo: timide esibizioni scolastiche e nei locali per poi passare ai primi concorsi canori, grazie a uno dei quali vince un biglietto aereo che la riporta in Gran Bretagna dove alterna l’esperienza con una band a una manciata di singoli e due apparizioni cinematografiche. Piccole produzioni: Funny Things Happen Down Under nel 1965, seguito nel 1970 da Tomorrow, un musical di fantascienza interpretato da un gruppo dallo stesso nome dove Olivia recitava nel ruolo di una cantante. Un tentativo di riformulare un equivalente britannico degli americani Monkees.
Il successo – quello vero – arriva nel 1974 con la ballata I Honestly Love You, seguito un anno dopo da un altro numero 1 Have You Never Been Mellow. L’esplosione di Grease traina nel 1978 – doppio disco di platino – l’album Totally Hot, ma il suo ritorno su grande schermo si risolve in un gigantesco flop.

«XANADU» (1980) diretto da Robert Greenwald e remake di Bellezze in cielo (1947), è un film sfilacciato con Olivia spaesata al fianco dell’allora 68enne Gene Kelly. La stampa lo stronca impietosamente, ma almeno il disco – le musiche erano curate da Jeff Lynne dell’Electric Light Orchestra – si muove bene e raggiunge grazie a Magic, Xanadu e Suddenly (duetto con Cliff Richard) il doppio disco di platino. La carriera cinematografica di Newton-John non si riprenderà dall’insuccesso di Xanadu. Anche il tentativo di reunion nel 1983 con Travolta in Two of a Kind, lascia il pubblico tiepido. L’ultimo successo discografico arriva invece nel 1981 con Physical – singolo e album e altre quattro tracce in classifica – dalla svolta inaspettamente sexy e dance. Dopo la sua morte, un’interminabile fila di fan si accalca sulla sua stella sulla Walk of Fame di Hollywood mentre sui social vengono rimandati i suoi video iconici e spezzoni tratti da Grease. L’Australia ha offerto alla famiglia i funerali di stato.