L’ex Asilo, disegnato da un gruppo di architetti tra cui Mario Ridolfi e realizzato nel 1960, è divenuto dal 2006 sede dell’Archivio nazionale del cinema d’impresa, in convenzione con il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, la Regione Piemonte, il Comune di Ivrea e Telecom Italia. Suo obbiettivo primario la conservazione e la diffusione delle migliaia di documentari realizzati tra gli anni ’30 e ’80 del secolo scorso dalle grandi aziende italiane. Una lettura, attraverso lo strumento cinematografico, della nostra storia economica e sociale, e di un cinquantennio cruciale per l’Italia del Novecento. Grandi registi quali Alessandro Blasetti, Dino Risi, Valentino Orsini, i fratelli Taviani, Bernardo Bertolucci, Michelangelo Antonioni, Pier Paolo Pasolini, Luciano Emmer, si misero dietro la macchina da presa sulle lunghe distanze del documentario o sui tempi brevi della pubblicità.

A proporre la loro firma autoriale furono Film Master, Rectafilm, Fargo Film, RPR e le tante case di produzione che lavoravano, citando solo alcuni nomi, per Fiat, Ferrovie dello Stato, Italgas, Montecatini, Marzotto, Borsalino, Martini & Rossi, Birra Peroni. Dal 2006 ad oggi, nelle cantine dell’Archivio, dove la temperatura costante è di meno otto gradi, il numero dei rulli in sedici e trentacinque millimetri è arrivato a 78.000, e sicuramente crescerà. Spiega Elena Testa, responsabile dell’Archivio «Le pellicole transitano per il tavolo passafilm, poi vengono scansionate a 2k; a quattro per i trentacinque millimetri che necessitano di restauro. Identico procedimento vale per gli otto e superotto millimetri e per le videocassette, di cui possediamo 45.000 esemplari. Sempre nel campo dei restauri, ci occupiamo della correzione colore e sonora». Alla tematica del Cinema d’Impresa si sono aggiunti la tematica religiosa con i film della Congregazione Salesiana e della Mediacor; il cinema sperimentale e militante, il cinema di famiglia.

Di quest’ultimo, l’Archivio vanta una collezione di oltre diecimila esemplari, in numero significativo «filmini» girati da operai e impiegati della Olivetti, cui l’azienda regalava o forniva a prezzo vantaggioso una cinepresa. Tutto ciò non rimane nel chiuso dell’ex Asilo, come spiega Elena Testa: «Nel 2015 abbiamo deciso di mettere i materiali online, per renderli fruibili ai registi in cerca di spezzoni di repertorio, agli studiosi, agli appassionati, senza costringerli a venire sin qui.

Va sottolineato il gran numero di coloro che entrano nel sito per rivedere la fabbrica dove lavorò il nonno, il paesino di nascita del padre e della madre, scoprire com’erano un tempo le città che hanno visitato da turisti, conoscere feste e tradizioni. Sono i figli e i nipoti dei nostri migranti, rimasti là, lontani migliaia di chilometri». CinemaimpresaTV è reperibile su youtube.com /user/cinemaimpresatv, ed è il porto di partenza per navigare in mezzo alle tante isole scomparse dall’orizzonte di quella memoria che appartiene a ciascuno di noi.