La festa era già iniziata venerdì. In attesa che Renzi facesse il suo ingresso in sala (ritardato due ore dalle contestazioni dei movimenti) l’auditorium di Cosenza brulicava di facce rilassate, sorrisi stampati, strette di mano, baci a go go. Diligenti hostess versavano calici di prosecco, il quadretto era idilliaco. C’erano ex rifondaroli come Fernando Aiello a braccetto con ultras renziani come Ernesto Carbone e vecchi scopellitiani come Salvatore Magarò. Il «partito unico di Calabria» di Mario Oliverio, che il premier era venuto a battezzare in terra bruzia, era nella sua serata di gala. Tanto che era stato lo stesso Renzi a dover frenare l’entusiasmo perché «bisogna insistere nelle ultime 36 ore per convincere gli indecisi».

Il risultato è inequivocabile: 61,4%, un cappotto che ha messo a nudo le debolezze di tutti gli avversari. Oliverio ha indossato pantaloncini e guantoni e ha sferrato un cazzotto che ha messo al tappeto la destra, Grillo e quel che resta della sinistra radicale. La coalizione berlusconiana si ferma quasi 40 punti sotto (23,5%) e mastica amaro perché la Calabria per anni era stata serbatoio di voti e fonte di successi. I centristi superano il quorum monstre dell’8% (8,6%) ma sono condannati all’irrilevanza. I grillini crollano sotto il peso di lotte intestine e candidature deboli (4,8%) e rimangono fuori dal consiglio. Il confronto disarmante con le europee (21,3%) e con le politiche (25,5%) non può essere solo addebitato all’astensionismo che pure è stato marcato rispetto alle politiche (-26%), ma limitato se raffrontato alle europee (-2%). Il tonfo dei 5 stelle parte da lontano ovvero dal vuoto pneumatico di proposta politica e dallo stillicidio di faide interne che hanno minato credibilità ed appeal.

A sinistra del Pd il risultato è double face. Sel supera per un pelo il quorum del 4% per le liste coalizzate ed entra in consiglio. Non con Giannetto Speranza, che pure tiene nella sua Lamezia (11%), ma con Gianni Nucera, vicepresidente del consiglio provinciale di Reggio, un tempo vicino a Gennaro Migliore, ora fedelissimo del capogruppo alla Camera Arturo Scotto. La disfatta si registra più a sinistra. L’esperimento di Altra Calabria, nata sull’onda dell’Altra Europa (anche se non riconosciuta dai vertici nazionali), è naufragato. Un tracollo (1,2%) se confrontato con le europee (4,5%). Il risultato nelle circoscrizioni mette imbarazzo: Crotone (0,6%), Vibo (0,9%), Cosenza (1,1%). Una debacle elettorale ma anche politica. Il parto della lista era stato travagliato e osteggiato da interi comitati territoriali. La campagna elettorale ne ha risentito: scialba e senza mordente. Il candidato presidente, Mimmo Gattuso, non ha tenuto comizi in interi pezzi di regione, i movimenti sociali e i comitati ambientalisti hanno disertato le urne. «Riflettiamo su questa sconfitta senza indulgere in atteggiamenti autoremissivi – sottolinea Luigi Pandolfi di Sinistra euromediterranea – anche in Calabria c’è dissenso verso una politica percepita nella sua dimensione oligarchica e trasversale.

Ma questo dissenso ha scelto la strada dell’astensione, non si è riconosciuto nell’alternativa offerta da Altra Calabria né in quella dei grillini, e ha visto scemare perfino una quota del vecchio voto militante». La strada per una ricomposizione a sinistra è dunque in salita. Fanno ben sperare i fermenti sociali che a Cosenza nell’«assedio» a Renzi si sono manifestati in modo esemplare. Le note dolenti vengono dal quadro politico. «Le elezioni evidenziano come la Calabria sia incapace di produrre un reale cambiamento. Trasformismo, clientele, carriere trasferite di padre in figlio sono elementi ricorrenti. Politica, partecipazione, democrazia, sono concetti che passano in secondo piano. Altra Calabria paga più di Sel la mancanza di unità e di radicamento sociale. Un progetto di trasformazione sociale e di ricostruzione di una sinistra unita e plurale richiede un altro tipo di consapevolezza» rimarca Filippo Sestito del comitato nazionale della Lista Tsipras.

Oliverio, intanto, si gode il trionfo. Ma forse non ha fatto i conti fino in fondo. Il carro del vincitore è affollato e i neoconsiglieri possono essere zavorra pesante. Tra gli eletti spiccano imputati (Tonino Scalzo, primo nella circoscrizione centro, lista Pd), indagati (Michele Mirabello, terzo nella stessa circoscrizione, lista Pd), peones scopellitiani (Magarò, primo nella circoscrizione nord, lista Calabria in rete) e Orlandino Greco (primo nella stessa circoscrizione, lista Oliverio Presidente). Se a questo si aggiunge la valanga di voti riversatasi su Flora Sculco (figlia di Enzo, discusso ras della politica crotonese), la più votata in Calabria a dispetto della giovane età, il dato è del tutto chiaro. Saranno i gattopardi l’ago della bilancia tra cambiamento e restaurazione.