Dorotea Kobiela e Hugh Welchman non sono nomi noti nel mondo del cinema, eppure hanno firmato una delle opere più originali degli ultimi anni: Loving Vincent. Una singolare biografia di Van Gogh. Non che sia una storia inedita per il cinema, c’è stato Brama di vivere di Minnelli, Vincent e Theo di Altman, Van Gogh di Pialat, ma la scelta stilistica di questo nuovo film è decisamente esplosiva perché la storia è raccontata visivamente come se le immagini stesse fossero quadri (animati) del pittore.

Si spiega così la sceneggiatura pretesto in cui Armand Roulin, con la sua giacchetta gialla immortalata da un quadro di Vincent, su sollecitazione del padre Joseph, intraprende un viaggio per consegnare una lettera a Theo, nel frattempo morto. Ha così modo di conoscere e di far vivere ritratti e paesaggi freneticamente dipinti da Van Gogh nei pochi anni in cui ha realizzato oltre 800 quadri. Costruito come un giallo, il racconto, pur con qualche forzatura, ripercorre tutti i momenti cruciali della tormentata esistenza di Vincent, compresi vecchi ricordi in bianco e nero.

Un’operazione affascinante, con attori veri «trattati» per divenire dipinti, con 125 artisti che hanno operato decine di migliaia di fotogrammi con incisive pennellate.
E vale la pena di aspettare i titoli di coda che mettono a confronto quadri e persone con fotogrammi e attori. Sarà l’evento cinematografico Nexo-Adler della prossima settimana (da lunedì 16 a mercoledì 18), imperdibile per gli appassionati e anche solo per i curiosi.