«Avrete avuto un viaggio duro a causa del freddo», le ha detto il presidente sud coreano Moon Jae-in. «Nessun problema signor presidente, anche grazie a lei che è stato così gentile», ha risposto Kim Yo-jong, sguardo severo su un viso affilato. Convenevoli usuali, tra chi non si incontra da lungo tempo, o non si è mai incontrato. Toni storici se ci catapultiamo fra trent’anni o più e ripensiamo a questi giorni. Perché questo scambio di battute è avvenuto tra chi ha appena dato vita a un evento che rimarrà impresso nella nostra memoria per tanto tempo.

QUESTO DIALOGO tra il presidente sud coreano Moon Jae-in e la sorella di Kim Jong-un, inviata speciale del Nord alle Olimpiadi del sud, suggella l’invito che il fratello ha effettuato a Moon per recarsi «il prima possibile» a Pyongyang.

[do action=”citazione”]E nella capitale nord coreana, metropoli-vetrina dei millennial Kim, si parlerà di come risolvere questo stallo, esito di un anno di test missilistici e provocazioni da parte del Nord, per proiettarsi – chissà – su scenari ancora più «pacifici».[/do]

In questo clima di distensione, però, non bisogna farci trascinare da facili entusiasmi: dopo le strette di mano, un pranzo e un incontro tra le due delegazioni e la partecipazione di Kim Yo-jong alla partita della nazionale «unificata» di hockey sul ghiaccio (nonostante la sconfitta patita a opera delle nazionale svizzera) è bene tenere a mente che gli sforzi di Moon sono minati da Stati uniti e Giappone, mentre quelli di Kim, da Kim stesso, preda del «suo» «mito di leader nord coreano cinico e senza apparenti slanci di buon senso.

EPPURE L’INVITO È ARRIVATO, ora sarà da intendere quel «prima possibile» quando sarà. In attesa della formalizzazione del viaggio, da incastrare tra date sensibili e stagioni climatiche, quello che conta è il gesto di Pyongyang, recapitato da quella Kim Yo-jong che ha dimostrato di aver guadagnato i propri gradi – membro del Politburo del partito dei lavoratori coreani – grazie a una determinazione capace di mostrarsi anche da foto previste dal copione diplomatico.

SE DOVESSE AVVENIRE questo storico meeting di altissimo livello in Corea del Nord, si tratterebbe del primo incontro tra le leadership dei due paesi dal 2007. Quello tra Kim e Moon – eventualmente – sarebbe il terzo summit tra i leader delle due Coree, dopo gli incontri tra il padre di Kim, Kim Jong-il, e i sudcoreani Kim Dae-jung e Roh Moo-Hyun nel 2000 e nel 2007, sempre a Pyongyang.

MOON JAE-IN, il presidente della Corea del Sud, ha compiuto un piccolo capolavoro dimostrandosi sempre sorridente e a proprio agio nelle vesti della persona che è stata capace di scardinare una situazione intricata. Ha saputo muoversi tra quello che è stato percepito come il problema numero uno al mondo, la Corea del Nord, e tra le due potenze che proprio nella penisola coreana, tra convenevoli e apparente educazione, hanno lasciato intendere cosa potrebbe significare un confronto del genere su scala mondiale, ovvero la Cina e gli Stati uniti.
Washington infatti non sembra molto impressionata da quanto sta succedendo, forse temendo che queste svolte pacifiche rovinino gli affari dei suoi fabbricanti di armi, le cui primizie Donald Trump aveva promosso nel recente tour asiatico. Forse per questo Moon Jae-in, dopo l’invito di Kim, ha voluto rivolgere alla Corea del Nord un’esortazione per avviare il dialogo anche con gli Stati uniti.

«LA RIPRESA DEL DIALOGO tra gli Usa e il Nord è necessaria anche per lo sviluppo della relazione tra Sud e Nord Corea», ha dichiarato Moon. Secondo l’agenzia di stampa nordcoreana Kcna, tuttavia, Pyongyang, «non ha alcuna intenzione» di incontrare rappresentanti di Washington durante i Giochi.

L’INVIATO USA in Corea del Sud, Mike Pence – in realtà – era sembrato lasciare la porta aperta per le negoziazioni all’inizio di questa settimana, quando aveva detto di non aver richiesto alcuna riunione, «ma vedremo cosa accadrà». Secondo la Cnn, fonti diplomatiche con profonda conoscenza delle attività della Corea del Nord ritengono che, nonostante i segni e le indicazioni esteriori positivi da Pyongyang, ciò che è «poco chiaro e bizzarro» è che non c’è stato alcun movimento diplomatico da parte di Washington per arrivare a un incontro di qualsiasi tipo .

[do action=”citazione”]E dal momento che gli sforzi diplomatici sono «quasi zero», secondo le fonti questo potrebbe significare «la calma prima della tempesta».[/do]