Non è stata preso con allegria il coup de théâtre della coppia Grillo-Appendino, messo in scena venerdì sera, quando di fronte ad un uditorio basito la sindaca ha chiamato il guru per farsi sostenere e, al contempo, azzerare il dissenso interno con una forma tanto plateale quanto spietata.

Ma i dissidenti cinque stelle in Comune evidentemente sanno essere tignosi e ieri hanno fatto collassare la maggioranza di Chiara Appendino, dato che non si sono presentati alla fatidica votazione che avrebbe dato il via libera alla candidatura olimpica di Torino 2026.

Damiano Caretto, Viviana Ferrero, Daniela Albano e Marina Pollicino hanno disertato la votazione nel primo pomeriggio, ufficialmente senza una ragione. Un atto di sfiducia palese. Saltato il numero legale tutti i consiglieri comunali sono andati a casa. Si apre così una crisi di maggioranza, che mette all’angolo la sindaca Chiara Appendino, passata dal trionfo di venerdì notte alla polvere di ieri pomeriggio.

Il consiglio Comunale è stato riconvocato per oggi: estremo tentativo di ricompattare la maggioranza, ormai balcanizzata, lasciando nel cassetto il voto sulle Olimpiadi: si parlerà infatti di un nuovo supermercato su cui, per altro, non ci sarebbe accordo nella maggioranza.

Se invece i quattro insorti – ma potrebbero essere cinque se a loro si aggiungerà la consigliera Maura Paoli, attivista cinque stelle vicina al centro sociale Gabrio, ieri presente in aula – verranno cacciati dalla maggioranza, il governo di Chiara Appendino, dopo nemmeno due anni, cadrà.

Da tenere presente che una consigliera di maggioranza è già uscita, Deborah Montalbano che ieri dichiarava: «Non capisco dove sia l’opportunità politica di portare avanti il progetto sulle Olimpiadi: rappresentano un’inversione a U rispetto alle posizioni originarie del M5S Quindi non si poteva che giungere a una rottura».

Eleonora Artesio di Torino in Comune ieri pomeriggio commentava: «La maggioranza  di Appendino non ha garantito il numero legale nella seduta del Consiglio comunale odierna.  Le assenze ’diplomatiche’ di alcuni consiglieri 5 Stelle – evidentemente imbarazzati dall’endorsement di Grillo – non hanno permesso la discussione della mozione Pd esplicitamente favorevole alla candidatura di Torino, ma non hanno nemmeno consentito il confronto sulle condizioni preliminari o pregiudiziali che gli stessi dissidenti 5 Stelle avevano annunciato».

La telefonata pubblica di Grillo è solo l’ultimo tentativo di puntellare un governo cittadino travagliato, iniziato sotto l’auspicio di un cambiamento e ritrovatosi dopo appena due anni a portare avanti una politica sostanzialmente uguale ai predecessori.

E nel momento in cui i cinque stelle rischiano il tracollo giunge il sostegno, seppur dopo una sgridata, del Partito democratico, nella persona di Sergio Chiamparino: «La scelta di disertare un luogo di confronto pubblico e istituzionale, oltre a impedire le decisioni della Sala Rossa, rischia di dare il segno di una comunità divisa, che è l’esatto opposto di quel saper fare squadra che ci portò compatti alla candidatura, all’assegnazione e alla realizzazione dell’esaltante stagione olimpica di Torino 2006. Bisogna quindi fare uno sforzo per dare al mondo sportivo italiano e al nuovo governo il segnale netto di una comunità che crede fino in fondo alla propria candidatura: dal canto mio, sono pronto a fare fino in fondo la mia parte».

Mercoledì nuova puntata della saga «Olimpiadi 2026», in Città Metropolitana, dove giungerà il via libera alla manifestazione di interesse con i voti di tutti, compresi i consiglieri del M5S.