Tim Blake Nelson non è un divo. Quasi nessuno ricorda il suo nome. Eppure, lo abbiamo visto in tantissimi film, alcuni li ha anche diretti. Forse un riferimento visivo può venire da Fratello dove sei? dei Coen, in cui John Turturro e George Clooney, evasi nel periodo della grande depressione, portano con loro Tim Blake Nelson nei panni di Del, il tontolone del trio. Patsy Ponciroli, esordiente, dopo gavetta come regista di videoclip musicali e produttore di lavori tratti da fumetti, lo ha voluto come protagonista assoluto. È lui l’Henry del titolo. Vive, malamente, in una fattoria isolata con il figlio adolescente, la moglie è morta di tisi. Iperprotettivo non vuole insegnare a sparare al figlio. Laconico quanto basta, forse di più. Certamente ruvido. Poi succede che arriva un cavallo, con la sella insanguinata. Lui va in cerca del cavaliere, lo trova, accanto a una pistola e una borsa stracolma di denaro. Vorrebbe andarsene, poi ci ripensa e porta uomo e cose a casa. Cura l’uomo messo male che afferma di essere uno sceriffo inseguito da banditi autori di una rapina. Che infatti arrivano dicendo di essere loro lo sceriffo e i suoi uomini e sono scintille e sorprese.

UN WESTERN quindi, di quelli di una volta, con uomini armati e contrapposti che vogliono mettere le mani su quella borsa. Si spara, molto, e si ammazza appena si può, perché non c’è spazio per la pietà in quell’angolo dimenticato da dio all’inizio del ‘900. Se vogliamo, nulla di nuovo. Ma l’aspetto del protagonista e la sua interpretazione già valgono il film, faccia sghemba, testa spelacchiata e ciuffo ribelle, un occhio semichiuso, a cavallo con un cappello a tesa larghissima e frasi che sibilano come pallottole oltre a una scorbutica tenerezza quasi morbosa nei confronti di quel ragazzino che lui vuole fortemente fuori dai guai. Per quello ha accettato di vivere in quel modo, dopo un anno il terreno sarebbe diventato suo e gli era sembrata una buona idea stabilirsi lì, nel nulla, ma in pace. Nella realtà dei western il passato ritorna, nonostante Henry abbia cercato da una vita di seppellirlo con il suo vecchio nome. Ma non c’è verso, quello prima o poi arriva. E allora ci vuole intuito e destrezza per capire chi siano i buoni e chi i cattivi, Henry ha entrambi i requisiti per reggere il racconto e renderlo emozionante. Accanto a Tim Blake Nelson, che definisce il film un «microwestern», Stephen Dorff, Scott Haze e Gavin Lewis, il ragazzino.