I primi seggi elettorali per il rinnovo del governo sono stati aperti ieri mattina in Olanda. Da lunedì fino a mercoledì gli elettori avranno la possibilità di scegliere i partiti che esprimeranno i 150 nuovi parlamentari della Tweede Kamer, la Camera Bassa del sistema olandese.

Seppur limitata a pochi seggi, l’apertura anticipata delle urne rispetto al canonico 17 marzo è una delle contromisure adottate dalle autorità olandesi per consentire lo svolgimento dell’appuntamento elettorale in condizioni di sicurezza anche in tempi di pandemia, evitando code e assembramenti nei pressi dei seggi. Sempre a questo scopo, gli elettori over 70 sono stati invitati a esprimere il loro voto per posta e sono state istituite anche delle urne elettorali drive-through: ad Amsterdam, ad esempio, è possibile votare direttamente dal proprio veicolo, sia esso auto o bicicletta.

Sulla scheda gli elettori olandesi si trovano i simboli di 37 partiti che tentano di eleggere almeno un rappresentante alla Tweede Kamer. Nonostante lo storico sistema elettorale proporzionale olandese, in vigore senza sbarramento fin dal 1917, saranno pochi, però, quelli capaci di raccogliere i voti sufficienti a entrare in parlamento: secondo gli ultimi sondaggi, infatti, sono solo 17 le forze che hanno delle chances effettive di contendersi i seggi a disposizione. Tutti i tredici partiti uscenti vedrebbero riconfermata la loro presenza parlamentare mentre altri quattro sarebbero le potenziali new entries nella Tweede Kamer.

Secondo tutte le previsioni, a guidare la corsa elettorale, confermandosi primo partito con un quinto dei seggi, è il liberale VVD del premier dimissionario Mark Rutte che si avvia così a diventare ininterrottamente primo ministro per la qurta volta. In seconda posizione, i sondaggi danno il PVV dell’islamofobo Geert Wilders che, dopo una breve parentesi di appoggio esterno, dieci anni fa, al primo governo Rutte, è stato di prassi escluso dalla formazione di ogni esecutivo e costretto all’opposizione. Altri seggi verranno occupati dai partiti centristi alleati del governo dimissionario e dalle forze di sinistra che, nella variante socialdemocratica (PvdA), verde (GL) e socialista (SP), si aggiudicherebbero, secondo gli ultimi sondaggi, meno seggi del solo VVD.

È stato proprio il partito liberale a finire al centro dello scandalo che ha portato alle dimissioni a gennaio, alla fine del suo mandato, del governo Rutte. Secondo quanto emerso nelle aule parlamentari e giudiziarie, per anni le famiglie con almeno un figlio minore di origine straniera che godevano legittimamente dei benefici sono state costrette a ridare indietro le somme ricevute in precedenza, creando veri e propri drammi nelle vite delle persone coinvolte. Uno scandalo che ha alimentato le polemiche mai sopite sul razzismo strutturale presente all’interno delle istituzioni olandesi.

Anche in queste elezioni, non a caso, le questioni razziali e etniche sono state uno degli argomenti di dibattito più acceso tra le forze politiche, alimentando una dura contrapposizione tra quelle nate e guidate da immigrati di seconda e terza generazione, come DENK, e quelle sovraniste e identitarie. Antirazzista ma traversale ai partiti si colloca il neonato movimento Kleur De Kamer che riunisce candidati di vari partiti con l’obbiettivo di promuovere un’Olanda più inclusiva e di veder riflettere anche alla Tweede Kamer la diversità culturale e etnica, da anni realtà nella società olandese se non nella politica.