In Olanda i liberali si confermano primo partito, l’estrema destra islamofoba arretra mentre i progressisti sono in crescita. E’ quanto emerge dalle elezioni olandesi che, a causa della pandemia, avevano preso ufficialmente il via già da lunedì 15, dopo il primo exit delle 21, diffuso ieri sera non appena chiuse le urne..

Il partito liberale si conferma il più votato, ottenendo 35 seggi, più di un quinto dei 150 disponibili, mentre, inaspettatamente, si avvia a diventare il partner di coalizione il progressista D66, con 27 parlamentari. il suo miglior risultato di sempre che gli permette di superare l’estrema destra islamofoba (Pvv) dell’inossidabile Geert Wilders, fermo a soli 17 deputati.

Il risultato positivo delle forze di governo non riguarda però gli altri due partner di coalizione, sia il democristiano Cda dell’inflessibile ministro delle finanze Hoekstra che perde 5 seggi sia il conservatore Cu che si accontenta di un seggio in meno

A sinistra il primo exit poll conferma la crisi di tutte le sue forze storiche: rossoverdi (Gl), socialisti (Sp) e socialdemocratici (PvdA), insieme, non raggiungono neppure i 30 seggi. Magre consolazioni arrivano dalla riconferma di due dei tre seggi di Denk, fondato nel 2015 da due parlamentari di origine straniera in rottura con i laburisti, e dall’entrata alla Tweede Kamer del multietnico e radicale BIJ1 con un parlamentare.

Exploit, invece, per gli europeisti del partito transnazionale Volt che ottiene, alla sua prima competizione elettorale, ben 4 seggi. Poco più della metà di quanti si avvia a ottenere il sovranista FvD di Thierry Baudet che mantiene un buon seguito, nonostante abbia subito la scissione di J21, capace di raccogliere tre seggi.

Se confermati gli esiti degli exit poll, in Olanda viene confermato il predominio del partito liberale che non subisce nessun contraccolpo dalle dimissioni di gennaio dell’esecutivo di Mark Rutte che, forte del risultato della sua compagine governativa, potrà cercare la riconferma come leader della coalizione che lo ha supportato nell’ultima legislatura. Senza un’opposizione forte e credibile né a destra né a sinistra.