Non l’accordo a ogni costo, ma il cambiamento delle politiche per contrastare efficacemente le diseguaglianze sociali e il cambiamento climatico e per rendere più «umana» l’accoglienza dei rifugiati. Erano queste le condizioni poste da Jesse Klever, leader del rossoverde GroenLinks, per la sua partecipazione al nuovo governo olandese. Ma, soprattutto sul tema delle migrazioni, le differenze con gli altri tre partiti, in particolare con quello liberale del premier Rutte, si sono rivelate incolmabili, facendo naufragare le consultazioni dopo circa due mesi di trattative. Lunedì sera, Edith Schippers, nominata dalla Tweede Kamer (la Camera bassa olandese) per favorire un accordo tra il liberale Vvd (il più grande con 33 seggi), il democristiano Cda, il progressista Democraten66 (entrambi a 19) e il rossoverde GroenLinks (14), ha ammesso il fallimento degli incontri tra i quattro partiti, incapaci di concordare su un sostenibile programma di governo. A breve, consegnerà al parlamento un report sulle consultazioni fallite con l’obbiettivo di dare qualche elemento in più per le trattative future che potrebbero riguardare nuovamente gli stessi partiti o altri soggetti lasciati finora ai margini.

Tra le opzioni più accreditate vi è il coinvolgimento del piccolo partito di centro sinistra di ispirazione cristiana ChristenUnie che, sul tema dell’accoglienza dei rifugiati però, mantiene posizioni più simili al GroenLinks piuttosto che a quelle del Vvd. Un’altra opzione potrebbe essere la creazione di un esecutivo di minoranza tra Vvd, Cda e Democraten66 alla ricerca di maggioranze variabili nelle aule parlamentari.

Di certo pare esclusa l’opzione che lo xenofobo Geert Wilders possa rientrare nelle trattative per la formazione del governo vista la chiusura totale del leader liberale Rutte a questa eventualità, già sperimentata in passato.