Arriva dall’estremità nord occidentale dell’Olanda la nuova storia sull’ennesima alterazione dell’equilibrio geologico e ambientale. Nella provincia di Groningen infatti, si trova una delle più grandi riserve di gas naturale dell’intera Europa occidentale che il governo olandese ha cominciato a sfruttare fin dagli Anni 60 del secolo scorso. I primi scavi accertarono la presenza di un’ingente quantità di gas che, ben sfruttata, ha permesso di alimentare a basso prezzo lo sviluppo economico del paese e di riscaldare le case olandesi. Le estrazioni però, hanno avuto un impatto sulla zona circostante e progressivamente la natura ha presentato il conto. In un’area in cui l’altitudine massima è poco più di qualche metro sul livello del mare e la sismicità naturale è minima, le scosse hanno iniziato a ripetersi. Di bassa intensità, ma capaci di avere effetti ben visibili sugli edifici e sulla popolazione della zona circostante.
Secondo una ricerca dell’università di Groningen, sono oltre ventimila gli edifici danneggiati nell’area dove si estrae il gas naturale: circa il 20% dell’intero stock immobiliare della provincia è rimasto danneggiato o ha visto il proprio valore sul mercato abbassarsi nel corso degli ultimi anni. Sulle pareti sono apparse sempre più crepe, profonde a tal punto da richiedere interventi straordinari sugli edifici, ora puntellati da strutture in legno. A oggi ne sono stati dichiarati insicuri centoquarantasette e novantacinque sono già stati demoliti.

«Sismicità indotta» l’hanno chiamata gli esperti che hanno studiato quanto successo intorno a Groningen nel corso degli anni. Il gas viene estratto dalle rocce del sottosuolo a soli tre km dalla superficie terrestre e il venir meno della pressione del gas provoca un abbassamento del suolo e il cozzare degli strati rocciosi. Così intenso da provocare dei terremoti che si ripetono negli anni, a danno degli edifici soprastanti, costruiti senza sistemi antisismici. Il più intenso, di magnitudo 3.6, è stato registrato nel 2012 con l’epicentro presso la località di Huizinge: un terremoto in grado di far tremare le abitazioni della zona ma i cui effetti si sono sentiti fino nei palazzi del potere olandesi. Da fonte esclusivamente di ricchezza e benessere, l’estrazione del gas ha cominciato a mostrare la sua seconda faccia: causa di problemi e di polemiche che hanno costretto le autorità olandesi a interrogarsi sull’estrazione.
Le denunce, le lamentele, le manifestazioni dei cittadini si ripetono. Come risposta, prima l’azienda estrattiva – Nam, una joint venture tra la Royal Dutch Shell e la Exxon Mobil – ha promesso ed elargito piccole compensazioni per i danni subiti da alcuni degli abitanti, poi è intervenuto il governo. Limitando la quantità di gas estraibile nel corso di un anno e arrivando a dichiarare la chiusura del sito estrattivo di Groningen entro il 2030. Il costo di tenerlo aperto, sia in termini di immagine sia in termini finanziari, sono diventati più alti dei benefici.

A sancirlo anche le sentenze degli ultimi anni delle corti olandesi. Nel 2015 è arrivata la prima che obbligava Exoon e Shell a risarcire i proprietari di case per la perdita di valore delle case nelle zone interessate dai terremoti. L’anno scorso una decisione simile è stata presa anche dalla corte di Arnhem: un proprietario di casa ha il diritto di chiedere una compensazione per i danni subiti dall’edificio. E anche per la sua svalutazione, non solo presente ma anche quella potenziale nel futuro. Il principio rimane sempre lo stesso: the polluster pays, chi inquina paga.