Tutto deciso, anzi no: il governatore di Okinawa, Hirokazu Nakaima, avrebbe dato l’assenso allo spostamento della base militare americana in un’altra zona dell’isola, meno abitata e con meno impatto sulla vita degli abitanti, a seguito delle pressioni degli Stati Uniti, desiderosi di riposizionarsi in Asia e di Shinzo Abe, premier giapponese, che nei mesi scorsi ha portato avanti un pressing determinante sul governatore per ricevere l’assenso. In realtà però, nonostante la firma ci sia, i tempi e i modi non sono ancora chiari e devono soprattutto confrontarsi con una popolazione locale che da sempre manifesta contrarietà alla presenza dei marines americani sull’isola giapponese.
Il percorso, dunque, per realizzare quanto è richiesto da almeno quindici anni sembra ancora lungo, benché dagli Stati Uniti arrivino frasi di gubilo: «Si tratta di una chiara dimostrazione alla regione che l’alleanza tra Usa e Giappone è in grado di gestire problemi complessi per affrontare le sfide di sicurezza del ventunesimo secolo», ha subito commentato il segretario alla Difesa Usa Chuck Hagel. Lo scambio di parole cordiali tra Giappone e Usa forse dipende anche dalla frattura causata dalla visita di Shinzo Abe al santuario di Yasukuni, compiuta il 26 dicembre: secondo indiscrezioni, infatti, gli americani avevano chiesto al premier di non recarsi al tempio, per non esacerbare le tensioni in un’area che gli Usa vogliono tranquilla, per dimostrare come la loro presenza sia garanzia di stabilità. Il trasferimento della base comporterebbe la diminuzione dei soldati americani a 10mila (dagli attuali 18mila); la Marine Corps Air Station Futenma, si sposterebbero più a nord dell’isola, presso Ginowan a Henoko Bay. Dal 1996 la popolazione locale si batte contro la presenza della base americana, con motivazioni di carattere ambientale, di sicurezza e per comportamenti arroganti dei soldati americani. Per dimostrare la propria contrarietà, ieri duemila persone si sono radunate di fronte alla sede del governatorato locale (nella foto reuters) ricordando alcuni eventi che costituiscono il motivo delle contestazioni: nel 2004 un elicottero militare si schiantò su un edificio di un’università locale, mentre nel 1996 un branco di soldati americani ubriachi stuprò una ragazzina. Lo stesso governatore Nakaima ha ammesso di considerarsi scettico sul futuro dell’accordo. «Ho dato il mio consenso legale, ma lo spostamento non sarà facile -ha affermato- non credo che la fattibilità sia molto alta: spostare la base da Okinawa sarebbe un piano migliore». Fonti americane hanno inoltre spiegato che per completare la nuova base aerea, che dovrebbe includere anche due piste lunghe oltre 1,6 chilometri ciascuna, ci vorrà circa un decennio.