Banche sugli scudi e spread Btp-Bund sceso a 158 punti. Altro che effetto negativo del referendum. Piuttosto sono le aspettative per la riunione di domani della Bce, che dovrebbe procedere al prolungamento del quantitative easing di almeno 6-9 mesi, ad aver dato una salutare scossa a Piazza Affari e al comparto bancario, che nelle ultime sedute aveva perso diversi punti percentuali. L’indice principale Ftse Mib ha chiuso con un rialzo del 4,15% a 17.757 punti, sui massimi dal 24 giugno scorso (dopo il referendum sulla Brexit), e i titoli bancari hanno visto Unicredit a +12,81%, Mediobanca a +9,94%, Ubi a +9,7%, Bpm a +9,03%, Banco Popolare a +9,02%, Intesa San Paolo a +8,16% e Bper a +7,1%.
Anche Mps ha chiuso in positivo a +1,18%, dopo che è stata ufficializzata la notizia (già filtrata nel fine settimana) che la conversione dei bond subordinati in azioni ha raggiunto quota 1,028 miliardi di euro, secondo le attese di Rocca Salimbeni. In parallelo è stato confermato il mini slittamento di 3-4 giorni della seconda parte del piano per la ricapitalizzazione della banca. I due advisor Mediobanca e Jp Morgan hanno fatto il punto con il direttore finanziario dell’istituto Francesco Mele. Lo stesso Mele, con l’ad Marco Morelli, ha poi incontrato a Francoforte i funzionari della Bce. “Solo incontri tecnici”, hanno spiegato fonti finanziarie, nell’attesa del consiglio di amministrazione della banca che si riunisce oggi.
Per certo la Bce ha ribadito la richiesta di chiudere l’operazione possibilmente entro questo mese di dicembre, così come prevedeva la road map approvata in estate con l’ex ad Fabrizio Viola, ora approdato alla guida delle due banche venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca) in carico ad Atlante. Per partecipare all’aumento Mps, che a questo punto deve rastrellare sul mercato circa 4 miliardi, ci sono alla finestra alcuni fondi statunitensi, e continuano a rincorrersi le voci di un interessamento del fondo sovrano del Qatar.
Per domani è prevista la riunione del Consiglio di vigilanza della Bce. Sarà quella l’occasione per capire se ci sarà una richiesta ufficiale del management del Monte dei Paschi di un ulteriore slittamento dei tempi per l’attuazione del piano di ricapitalizzazione. Al riguardo, il presidente della Fondazione Mps, Marcello Clarich, appare ottimista: “Si sapeva che l’instabilità politica può creare qualche difficoltà, ma mi pare anche di capire che forse questa crisi potrebbe essere risolta molto presto con sostanziale continuità, quindi consideriamola una pausa di riflessione”.
Riguardo poi alle conseguenze dell’esito del referendum sul caso Mps, Clarich ha tirato le somme di quanto accaduto sui mercati finanziari: “I risultati del referendum in qualche modo hanno già determinato uno spostamento almeno di scadenza di qualche giorno. Mi sembra comunque che i mercati abbiano reagito con molta calma. Forse avevano già dato per scontato questo esito, perché i sondaggi davano già una prevalenza del no”.